Un ex tecnico della Cia attualmente collaboratore esterno della National Security Agency (l’Agenzia che si occupa della sicurezza all’interno del territorio degli Stati Uniti, mentre la CIA opera all’estero – Ndt) si è dichiarato responsabile per la fuga di informazioni su programmi di sorveglianza elettronica riservati e segreti che, secondo lui, violano i diritti costituzionali dei cittadini americani.
“Abbiamo letto l’ultimo rapporto del Guardian che parla di una persona che afferma di aver rivelato nei giorni passati informazioni su programmi di intelligenze molto riservati.”, ha detto un portavoce dell’ufficio del direttore della National Intelligence. La presunta talpa si chiama Edward Snowden.
Mentre sto scrivendo, Snowden è sparito dopo alcuni giorni a Hong Kong, da dove si è rivolto ai media di tutto il mondo per giustificare quanto ha fatto e minacciare ulteriori rivelazioni ancor più riservate.
I vari servizi di intelligence stanno ora verificando i danni causati dalle recenti rivelazioni, mentre gira voce che Snowden stia trattando con le autorità cinesi la propria protezione dagli americani che lo stanno cercando.
Tutto questo ricorda i romanzi di spionaggio dei tempi della Guerra fredda e del graduale collasso della presidenza di Richard Nixon. Tuttavia, uno si potrebbe aspettare qualcosa di simile da un’Amministrazione Nixon, appunto, ma ciò sta accadendo sotto la presidenza di Barack Obama, che sostiene i metodi di raccolta delle informazioni utilizzati finora. E non sembra che il Presidente sia il solo ad essere d’accordo.
Infatti, l’intera Amministrazione e diversi importanti parlamentari sembrano approvare, o addirittura apprezzare, questi metodi. Per costoro, Snowden è un traditore. Per chi non approva o giustifica questi metodi, Snowden è un patriota.
La maggior parte degli Americani è distratta da altri problemi e non si coinvolge troppo in questa storia. I progressisti Democratici e tutti quelli che, durante la campagna elettorale, lo hanno sostenuto in nome della sua purezza di intenzioni sono invece stupiti e feriti dal tradimento di Obama della loro fiducia.
Ho detto che tutto questo mi ricorda i giorni del Vietnam, il Watergate, gli infiniti dibattiti sulla guerra giusta e la guerra ingiusta, e via dicendo. Io stesso lavoravo come scienziato per le forze armate e non si trattava soltanto di questioni teoriche. Ero conscio che si trattava di questioni morali, cui dovevo rispondere guidato dalla mia coscienza come era stata educata dalla Chiesa cattolica. (Anche la mia fidanzata lavorava a quel tempo per la CIA)
Durante tutto questo tempo non mi sono mai sentito impedito nel parlare pubblicamente delle mie opinioni sulla guerra, tranne nei casi in cui avrei dovuto rivelare dati segreti per giustificare i mie giudizi. Ho sempre considerato, peraltro, ragionevole questa limitazione. Dopo tutto, i nostri avversari non sembravano dar molto valore alla teorie sulla guerra giusta.
Comunque, ora ho imparato il valore dell’osservazione di Agostino: “Se si toglie la giustizia, che altro sono i regni se non grandi brigantaggi?”