La settimana scorsa ho iniziato il mio articolo citando un’osservazione attribuita a Monsignor Luigi Giussani, secondo la quale la violenza dei cristiani in Guerra era uguale a quella dei non cristiani, con la differenza che poi la maggioranza dei cristiani andava a confessarsi. Invece, molti non cristiani vedono la lotta come la proclamazione e la difesa della volontà sovrana di Dio.

Durante la settimana non ho potuto fare ameno di continuare a pensare a questa osservazione, nonostante i molti fatti, interessanti e drammatici, che hanno catturato l’attenzione dei media.

Senza dubbio, l’attenzione più forte si è concentrate sulle vicende di Edward Snowden, patriota, dissidente politico, o spia, traditore, il cui furto e successiva distribuzione delle notizie più segrete dell’America, e dei metodi per ottenerle, hanno colpito molti cittadini che difendono la privacy a tutti i costi, anche quando può diventare un ostacolo alla sicurezza nazionale.

(Si tratta di una questione che riveste la massima importanza per gli americani, uno dei temi – il rapporto tra la libertà e i diritti individuali e il rispetto della legge che in concreto tiene insieme il Paese).

L’affare Snowden rimarrà un classico della letteratura Americana per molti anni, ammesso che su di esso venga scritto, e scritto bene.

Poi ci sono state tutte le altre notizie, arresti, processi e la condanna dei peggiori criminali che si possa immaginare. Poi, il deragliamento di treni, gli incidenti stradali, un veicolo piombato in salotto mentre uno stava vedendosi in televisione una fiction dove succedeva proprio questo. Ci sono stati anche incendi che hanno minacciato di distruggere i bei boschi della parte occidentale del Paese, per non parlare delle disastrose inondazioni in zone che fino a non molto tempo fa erano brulle e aride.

L’attenzione generale è stata poi attratta da una sessantenne che ha osato utilizzare una parola politicamente scorretta, e un po’ razzista, per cui il suo popolarissimo programma televisivo di cucina è stato cancellato e lei si è dovuta scusare pubblicamente, ma senza convincere del tutto i suoi accusatori.

Di tutte queste notizie, quella che mi ha attratto di più è tuttavia la reazione della gente alla morte di James Gandolfini e, quindi, di Tony Soprano. Se non sapete di cosa sto parlando, anche se conoscete perfettamente tutte le notizie sopra elencate, vuol dire che non vi siete interessati realmente a ciò che è accaduto in questi giorni negli Stati Uniti.

In effetti, era questa la mia situazione la settimana scorsa, perché non avevo la minima idea di chi fosse James Gandolfini. Sapevo che Soprano era il cognome di una famiglia mafiosa del New Jersey, ma non conoscevo il nome del boss della famiglia.

Dalla copertura che ha avuto la notizia sui media, risulta che gli americani sono affascinati da Tony Soprano e, infatti, il servizio funebre sarà celebrato nella chiesa di St. John the Divine, qui a New York, la più grande chiesa di tutti gli Stati Uniti. Probabilmente si aspetta una grandissima partecipazione e per questo non si è scelta una chiesa cattolica; St. John the Divine è la cattedrale episcopale (anglicana) di New York.

Tony/James era cattolico ed era stato in vaticano solo qualche ora prima di morire. In Italia ha potuto mostrare apertamente la sua fede cattolica. In America ha dovuto muoversi con maggiore discrezione.

In ogni caso, Tony è stato un esempio moderno di cristiano violento che, come James, è andato a confessarsi.