E’ una grazia pregare insieme. Non solo quando si percepisce attorno a sé un popolo partecipe alla preghiera liturgica nel ritmo ordinario delle domeniche, ma anche quando ci si inserisce nel gruppetto che accompagna il rosario di sera per il mese di maggio o per la settimana che precede la festa dell’Assunta. La preghiera rimbalza come da una sponda all’altra del fiume, la sequela dell’Ave Maria brilla come gocce d’acqua che si inseguono l’una sull’altra. Accade a volte di rendersi partecipi della preghiera monastica, oppure di trovarsi appena in due o tre riuniti nel suo nome come dice il Vangelo. La Chiesa vive e respira e Cristo è in mezzo a noi. La preghiera vissuta insieme è come il drappello di barchette che punteggiano la laguna nelle domeniche di estate, o come la piccola flotta che procede in mare aperto secondo il tragitto prefissato. Questo percorso in una compagnia visibilmente espressa, dietro una guida discreta e certa che non inventa nulla ma tutto riceve attraverso la cadenza dei salmi, attraverso le formule ripetute e i canti popolari, ci conduce all’origine da cui veniamo e dalla quale ogni giorno nasciamo. Ci permette di riconoscere la storia che ci ha edificato e il popolo al quale apparteniamo. Anche ogni preghiera condivisa è fatta per condurre al rapporto personale con il mistero. Come diceva il cardinale inglese Newman, Cor ad cor loquitur, il cuore parla al cuore.
Nella solitudine davanti alla presenza eucaristica di Cristo nel tabernacolo vengono a cadere ogni sovrapposizione e ogni aggiunta, ogni metodo e ogni schema e rimane solo la tua persona di fronte alla Sua. Si svela il senso non solo della preghiera ma dell’intera vita; risalta il punto che ti attrae e quello che ti sostiene; si apre il porto di arrivo e di attracco dell’esistenza. Tutta la flottiglia dei santi che ti ha protetto, tutta la cordata di parole e di scritti che ti hanno sostenuto, hanno come scopo quello di accompagnarti davanti al Signore. Allora puoi riconoscere lo scopo per il quale vivi e lavori. Che non è nemmeno quello di avere buoni risultati personali o professionali da conteggiare a fine giornata o a fine anno; non è nemmeno l’intima soddisfazione del dovere ben compiuto. E’ invece la consegna della tua persona alla Sua Presenza. Allora anche quel tipo di solitudine che ti pareva “cattiva” perché non percepivi più la vicinanza e l’appoggio delle persone e il senso delle iniziative, diventa strada necessaria per liberarti da ogni pretesa e condurti a cercare il tesoro che vale.