Mi si para davanti questo giovane uomo: “non è possibile, ho peccato, ci sono caduto ancora”. Non voleva, non vuole, l’aveva già promesso. Ma è accaduto. Ha peccato nuovamente. E allora come ci si può perdonare?
Ma proprio l’incapacità di perdonare a se stessi spinge a chiedere il perdono a un altro, a guardare un’altra faccia che ti guardi e ti accolga. In cerca di un aiuto più grande, di una misericordia capace di riedificarti l’anima e la volontà. Anche quest’uomo, come tanti, forse come tutti, percepisce come una condanna a morte il male che offende l’altra persona e offende lui stesso. Anche lui rischia di rimanere inchiodato alla sua colpa e se l’è tenuta addosso per intere settimane, senza riuscire a consegnarla al perdono. Nella bilancia della coscienza, il piatto del male pesa più della misericordia, la colpa condiziona più della redenzione.
Invece, tutto il cristianesimo è percorso dai rivoli della misericordia. Il gran fiume della misericordia è scaturito dall’incontro di Gesù con gli uomini e le donne che hanno peccato; è sceso dalla croce del Calvario e si è diffuso dallo Spirito Santo donato nel Cenacolo il giorno di Pentecoste. In tempi molto vicini a noi, decenni o forse secoli di predicazione della morale hanno dettagliato l’elenco dei peccati, hanno affinato la percezione degli scrupoli, allargando o restringendo a fisarmonica – a seconda degli umori culturali – la confessione delle colpe. Si è finito poi con lo stancarsi di fare il resoconto, e il sacramento della confessione ha cominciato a perdere colpi fin quasi a esaurirsi come un rigagnolo nella sabbia. Infine, per gli scrupoli e l’anamnesi del passato potevano ben bastare lo psicologo o lo psicanalista.
Ma un volto, un abbraccio, chi lo può sostituire? Qualcuno che non indugia a sezionare il tuo peccato, ma ti annuncia la misericordia, come non desiderare di incontrarlo? Qualcuno che non ti porta solo la sua comprensione umana, non si limita a spazzare via le colpe attraverso la ramazza delle giustificazioni, ma ti dice semplicemente: “Tu sei figlio; debole o forte, Dio ti ama, ti perdona, ti ridona intero a te stesso, alla moglie, alla vita…”.
Per questo, Papa Francesco continuerà ad avere successo. “Dio non si stanca mai di perdonare”, ci ripete. E ai sacerdoti: “Non stancatevi di perdonare, sempre, tutto”. 

La misericordia è una nuova misura della vita, è la presenza tanto attesa e desiderata. Passa attraverso sguardi, gesti, parole: di amici, di familiari, della moglie e del marito. Proprio come fa il Papa con i piccoli, i malati, i poveri. Fino a entrare nella vita con il gesto della Chiesa che porta in sé tutto l’abbraccio del Padre e la consegna del Figlio: “Ti sono perdonati i tuoi peccati. Va in pace”.