E’ diffusa negli Usa, in questi giorni, la sensazione che stia per accadere “qualcosa di nuovo”, ma che non si tratti di qualcosa di buono, come nella canzone del famoso musical e film West Side Story (“something’s coming, something good”: qualcosa sta arrivando, qualcosa di buono – NdT). Piuttosto, un qualcosa che potrebbe cambiare l’atmosfera di speranza in una di tragedia.
In West Side Story, uno degli Jets, la banda di strada di ragazzi americani (avversaria degli Sharks portoricani – NdT) improvvisamente dice qualcosa che la maggioranza degli spettatori poi dimentica, e cioè che tutto quanto è avvenuto fino ad oggi è accaduto in un solo giorno. Per questo dice: “Vorrei che fosse ieri.”
La notte scorsa il Presidente ha incontrato uno a uno i principali giornalisti e anchorman televisivi del Paese per spiegar loro la sua politica e le sue aspettative. Come detto, l’atmosfera è ovunque, ambienti militari compresi, di attesa per “qualcosa che sta per accadere”, ma che non sarà buona, non per il mondo, non per il Medio Oriente, non per l’Europa, né per la Russia e la Cina, e tantomeno per gli Stati Uniti, che hanno su di sé la maggiore responsabilità, morale, politica, ideologica e religiosa, di un attacco alla Siria.
Ciò che sta per accadere è una nuova guerra in Medio Oriente, una terza guerra in aggiunta a quelle in Iraq e Afghanistan? Per quanto gli Usa potranno sostenere finanziariamente, politicamente e, anche, dal punto di vista religioso, l’intera tragedia siriana?
Improvvisamente, quasi dal nulla, è apparso qualcosa che sembrerebbe positivo: una possibile soluzione che potrebbe convincere i sostenitori dell’opzione militare che questa non è più necessaria.
La possibilità di una simile soluzione è una falsa speranza che si fonda solo sulle distratte parole di un nuovo Segretario di Stato?
Il Presidente stesso sembra ora confermare la possibilità che il Segretario di Stato abbia risposto volutamente in tal modo alla proposta del capo della diplomazia russa, apparentemente fatta come un’osservazione occasionale e che è poi stata discussa dal Presidente Obama con il Presidente russo Putin, almeno così parrebbe.
Gli americani sono contrari a un attacco militare alla Siria da parte degli Usa. Il Congresso ha posticipato il voto sulla proposta in appoggio a Obama sulla questione siriana, in attesa di vedere se la proposta russa può essere accettata dal governo americano.
Obama continua a dichiarare di non avere alcuna intenzione di intervenire nel conflitto siriano, ma solo di volere la accertata rimozione di tutte le armi di distruzione di massa siriane, usate contro civili e centinaia di bambini.
E poi vi è Papa Francesco e il suo invito alla Chiesa di pregare e digiunare per la pace.
Prima di Papa Francesco, Papa Giovanni Paolo II aveva affidato il futuro di Solidarnosc, nella Polonia sotto legge marziale, alla Vergine Maria, alla quale aveva anche affidato la causa della libertà in quella che allora era la Unione Sovietica.
Sappiamo cosa è successo in entrambi i casi. I leader delle potenze, compresi gli Stati Uniti (il cui Segretario di Stato di allora ridicolizzò la questione in un’intervista a una rivista popolare), rigettarono l’appello del Papa.
Le guerre in Iraq e Afghanistan sono tuttora in corso. Speriamo che gli appelli di Papa Francesco non cadano nel vuoto.