Missili come sms

Di fronte alle tantissime notizie provenienti dalla Siria, spesso vere ma altrettanto spesso poco attendibili, come può un lettore a farsi un’idea di quanto realmente accade? ROBI RONZA

“Quando scoppia una guerra la prima vittima è la verità”: questo vecchio proverbio inglese non cessa mai di trovare conferme. Anzi tanto più le trova adesso nel caso della Siria, in un’epoca in cui all’enorme aumento della quantità delle informazioni disponibili nonché della rapidità con cui si diffondono fa riscontro un analogo aumento della possibilità di adulterarle nonché un altrettanto enorme declino della capacità di analizzarle. 



Si potrebbero citare anche altre analoghe tragedie recenti in cui l’inquinamento della comunicazione di massa ha contribuito in modo decisivo a far precipitare la crisi nel modo voluto da chi voleva farla sfociare in una guerra. Un esempio: la grande montatura delle “armi di distruzione di massa” di cui si pretendeva disponesse l’Iraq di Saddam Hussein e che non vennero poi mai trovate semplicemente perché non esistevano. Né avrebbero potuto esistere dal momento che – diciamolo ancora una volta – le armi di distruzione di massa sono macchine molto complesse che paesi come l’Iraq ieri o come la Siria oggi non sono tecnicamente in grado né di produrre né di mantenere in efficienza anche quando le avessero ricevute da chi è capace di costruirle, ossia gli Usa o altre potenze industriali di analogo livello di sviluppo, Italia compresa.



Rispetto all’epoca dell’Iraq oggi c’è in più la smisurata nuvola di immagini che praticamente chiunque può alimentare, scattando foto ed effettuando video-riprese con telefoni cellulari e simili, che poi si possono direttamente immettere in internet anche avvalendosi di strumenti tanto potenti quanto incontrollabili come youtube. Si sente spesso dire che grazie a ciò nulla può più venire nascosto. Magari è vero (ma fino ad un certo punto), ma è importante rendersi pure conto che grazie a ciò tutto può anche venire adulterato. Ad esempio, chiunque abbia interesse a farlo può senza grandi difficoltà fotografare civili vittime di sue azioni militari e quindi farle circolare dicendo che sono vittime dell’azione militare del nemico. Facciamo il caso delle immagini in base alle quali è partita l’accusa al regime di Assad di aver fatto uso di armi chimiche. Dall’esame attento di quelle immagini non risulta affatto certo che si trattasse di vittime di un attacco con armi chimiche; e nemmeno si può capire da chi tali persone fossero state colpite.



In teoria la grande massa delle notizie e delle immagini che circolano dovrebbe comunque facilitare il lavoro di analisi dei professionisti dell’informazione. Purtroppo però, salvo casi molto rari, chi fa oggi questo lavoro non è in grado di farlo. Gli manca in genere di tutta la cultura storica, socio-economica e politica che occorre per situare rapidamente l’ultima notizia nel quadro di dati generali di fondo ignorando i quali si diventa megafoni involontari delle “veline” delle più diverse origini. 

Che cosa può fare allora il lettore o il telespettatore a casa per farsi un’idea di quanto realmente accade? In primo luogo occorre ricuperare uno strumento alla portata di tutti, ma oggi non a caso molto censurato, ossia la memoria. Bisogna non lasciarsi trascinare nella vana ricorsa dell’ultima notizia, e invece continuare a confrontare quello che ci stanno dicendo oggi con quello che ci avevano detto una settimana, un mese, un anno fa.  Siccome è vero che le menzogne hanno le gambe corte, più si ricupera la capacità di memoria e più ci si mette in grado di distinguere rapidamente il verosimile dall’inverosimile, e poi il vero dal falso. 

È inoltre di grande aiuto dotarsi di un quadro di informazioni di fondo, peraltro oggi accessibili a chiunque tramite internet, utili per situare appunto la notizia del giorno in un quadro sempre più ampio. Ad esempio, la superiorità militare americana è assoluta: è in capo agli Usa circa il 50% della spesa militare mondiale, la Marina americana ha in linea dieci portaerei d’attacco da 100mila tonnellate, la forza della Marina britannica, la seconda del mondo, è pari a un decimo di quella degli Stati Uniti; l’intera rete telematica mondiale è sotto il pieno controllo degli Usa, come di recente si è clamorosamente risaputo. Una volta che dati di fatto come questi si apprendono e non si dimenticano, nessuna campagna mediatica, per potente che sia, può indurti a credere che l’Iran possa mai dotarsi di missili a testata nucleare e men che meno che possa lanciarli attraverso cieli dove, se gli Usa non vogliono, non passa impunemente non diciamo un missile ma nemmeno un sms.

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