Aborto e libertà

In Spagna anche parte della destra è contro la riforma della legge sull’aborto, che diventerebbe più restrittivo. Per FERNANDO DE HARO è una buona occasione per interrogarsi sulla libertà

Il problema è la destra, non la sinistra: da quando, alla fine dell’anno scorso, il governo di Mariano Rajoy ha approvato un progetto di legge sull’aborto, la vita pubblica in Spagna si è trasformata in una battaglia campale. La proposta non riguarda i tempi per interrompere la gravidanza, ma le fattispecie, non permettendo l’aborto eugenetico (malformazioni del feto) e rendendolo più restrittivo nel caso di problemi psicologici della madre.

L’intellighenzia urla contro il cielo e si straccia le vesti in televisione, in radio, ovunque. I socialisti sono convinti che i popolari abbiano commesso un “errore” che gli farà recuperare terreno nei sondaggi. Il problema è che molti leader e dirigenti del partito di governo pensano che la sinistra abbia ragione, che Rajoy abbia sbagliato. Per questo Gallardón, il ministro della Giustizia a cui si deve la nuova legge, è rimasto solo. I suoi compagni di partito ripetono quel che dice l’opposizione: “Non si può obbligare una donna a essere madre quando non vuole”. Una frase che sintetizza tutta l’ideologia che da 50 anni ha dato vita al “consumismo dei diritti”.

Tutto iniziò negli Usa nel 1965, quando una coppia fece ricorso alla Corte Suprema contro una legge del Connecticut perché gli fosse concesso di usare gli anticoncezionali. I giudici, in nome del diritto alla privacy, decisero che i due avevano l’autonomia per fare quello che volevano. Da una questione minore come gli anticoncezionali si è passati, con lo stesso ragionamento, all’aborto nel caso Roe vs. Wade nel 1973: si convenne che la privacy comprendeva il diritto a interrompere la gravidanza.

In nome di questa privacy, col tempo il numero dei diritti è arrivato alle stelle, tanto che si può dire di aver quasi diritto a tutto quello che si vuole o si desidera. Di fatto, la Corte europea di Strasburgo ha fatto suo lo stesso ragionamento. In tale contesto, la libertà viene concepita come un mero procedimento, senza alcun vincolo. E così si crea terreno fertile per un mondo di persone sole, senza legami, che rende alla lunga difficile la coesione sociale. Mary Ann Glendon, professoressa di Diritto a Harvard, sostiene che affermare in modo assoluto i diritti, ombre di desideri infiniti e irrealizzabili, è tragico. E lo spiega con un esempio semplice: chi non usa il casco in moto dice che in fondo si tratta del suo corpo e che quindi può fare quel che vuole. Il paradosso è che “l’indipendente individualista, senza casco e libero sulla strada, si trasforma nel più dipendente una volta che si trova in ospedale nella sala di coloro che hanno subito lesioni al midollo”.

Fortunatamente c’è ancora chi capisce che l’uomo è relazione e che i diritti umani sono espressione di una dignità che viene prima. C’è voluto l’ex marxista Habermas per ricordarci che i diritti umani implicano la dignità umana e che ciò si è reso evidente a partire dall’Olocausto. Il filosofo tedesco rivendica la necessità di “investire il diritto di una carica morale”. È quello che è stato fatto dalle Costituzioni del XVIII secondo ed è ciò che ci permette di “affrontare il grave pericolo di ‘svuotare’ il diritto alla libertà”. Quella libertà che non vogliamo perdere.

Vedremo cosa accadrà alla legge Gallardón, che potrebbe essere molto annacquata. Ora bisogna sostenerla il più possibile e soprattutto occorre rivendicare, con l’esperienza e la testimonianza, la convenienza e la fecondità di una libertà intesa come relazione. In questo caso con il figlio che deve nascere. Non siamo più negli anni ’70 e molte donne conoscono i danni dovuti al diritto all’autodeterminazione. Molte di loro subiscono una forte pressione a non essere madri.

Il movimento pro-life, perlomeno in Spagna, è cambiato. Si è fatto molto concreto, ha creato una rete sociale con numerose iniziative. Una delle prime cose che fanno quando una donna è in dubbio sul portare avanti o meno una gravidanza è mostrarle un’ecografia. Da quel momento la maggioranza di esse comincia ad avere le idee chiare. In quel gesto c’è quasi tutto: una compagnia umana che le aiuta a conoscere chi portano dentro, che le sostiene nelle loro necessità concrete (denaro, casa, lavoro).

L’ideologia è sempre un deserto astratto. La realtà, imprevedibile e a volte dura, una promessa. Anche quando il bambino non è stato cercato. Ma ci vuole sempre qualcuno al proprio fianco.

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