L’epifania è una di quelle festività religiose che riscontrano la tolleranza della società contemporanea. Se la narrazione del bambino Gesù che riceve i doni dei Magi (maghi, asceti o altro) costituisce per i credenti un’icona della venerazione verso il Dio appena nato, si qualifica per tutti gli altri come una rappresentazione emozionale dell’esistenza (quella dell’affetto verso ogni bambino) che, una volta depurata dal contenuto religioso che la costituisce, è riposta nello scaffale delle tradizioni laicamente accettabili, ricche di ricordi e dense di una narrazione condivisa. 

In realtà c’è molto di più di questo. Se da un lato l’analisi di chi fossero realmente i Magi apre le porte ad una letteratura infinita e discordante al tempo stesso – come rivela Franco Cardini nella sua opera I Re Magi – dall’altro la scelta dell’evangelista Matteo di annoverare l’adorazione dei Magi tra gli eventi significativi, pone il problema delle condizioni a partire dalle quali un tale fatto poteva essere percepito e riconosciuto. 

L’epifania è interamente collocata nella logica di una ricerca del Vero della quale i Magi – spesso identificati come saggi venuti da Oriente, quindi non israeliti e verosimilmente estranei alla lettura sistematica della Torà – sono comunque protagonisti autorevoli. La ricerca del Vero, che in questo caso diviene quella del futuro Re dei Giudei, rivela la portata di un evento che proietta la figura del Salvatore in una dimensione universale, al di là dei confini dell’appartenenza ad un singolo popolo. 

I Re Magi, al di là delle diverse e contraddittorie interpretazioni su chi fossero realmente, sono comunque l’espressione di un’intera società per la quale una tale ricerca del Vero costituisce una dimensione essenziale dell’esistenza. Per secoli l’episodio dei Magi (i “tre Re” secondo alcune interpretazioni) e del loro viaggio – verosimilmente non agevole, né esente da rischi – è apparsa a quanti la ascoltavano come del tutto ragionevole e proporzionata all’evento. L’impegno dei Magi, qualunque ne possa essere l’interpretazione e mantenendosi qui alla sola immagine proveniente dal vangelo di Matteo, non solo appare direttamente proporzionale alla ricerca della verità che li anima, ma lo è anche in relazione alla possibilità che questa stessa verità assuma la forma di un incontro concreto con qualcuno.

Per di più – ed è questa una seconda dimensione antropologica trasversale rispetto alle diverse interpretazioni – il Vero del quale si è alla ricerca non coincide solo con qualcosa che c’è, ma anche con qualcosa che viene; può essere quindi un fatto che accade, un evento che si verifica. Per tale strada la verità non è solo oggetto di ricerca, ma è anche oggetto di attesa

Se la ricerca del Vero è propria di ogni società umana, la dimensione dell’Attesa implica un senso della storia, un superamento della pura fatalità che chiama in causa Dio stesso. L’epifania rinvia così non solo al riconoscimento della regalità di Gesù, ma fa anche emergere tanto l’importanza della ricerca del Vero, quanto quella della disponibilità all’Attesa nella società degli uomini. 

Solo riconoscendo la centralità di queste due dimensioni dell’esistenza – la ricerca e l’attesa – la logica che anima l’azione dei Magi diventa pienamente comprensibile. Solo ammettendo per questi la possibilità del Vero e il diritto ad attenderne la manifestazione, si può comprendere interamente la dinamica dell’Epifania così come è stata consegnata ad una particolare tradizione religiosa e trasmessa da una generazione all’altra. Le due dinamiche fondamentali dell’essere umano testimoniate dai Magi – quella della ricerca della verità e quella dell’attesa che questa si manifesti – sono accettate come due costanti antropologiche, cioè due elementi costitutivi della dimensione umana presente in ogni società. 

Ma se così è, la loro messa tra parentesi ad opera della società moderna, la relativizzazione del Vero e quindi l’insensatezza di ogni attesa che caratterizzano entrambe l’attuale società secolare, rendono il viaggio dei Magi irragionevole e incomprensibile. Esso resta accettabile, solo a condizione di essere rinviato alle dimensioni del fantastico, o ridotto alla cornice emozionale della relazione affettiva con qualsiasi bambino. Recuperare il senso religioso dell’Epifania vuol dire accettare la provocazione che questa muove al cuore dell’uomo. Si tratta di riconoscervi la pretesa ad una ricerca del Vero che non solo travalica gli interessi di una singola nazione, ma che è anche costantemente tesa alla concretezza di un incontro possibile. Ed è proprio questa la testimonianza più profonda che ci consegna il racconto dell’esperienza dei tre Magi: Re saggi “venuti da Oriente”, da dove nasce il sole, cioè da dove sorge la luce che illumina e porta alla massima visibilità ogni domanda.