L’Artigiano in Fiera è uno degli eventi più apprezzati dalla gente; una manifestazione trasversale capace di attirare l’attenzione di un sempre crescente numero di visitatori provenienti non solo dall’Italia ma anche dall’estero.

La rassegna, che ha di fatto sostituito la vecchia “campionaria” di Milano, ha generato un consenso unanime attorno a una kermesse contemporanea interamente dedicata alle arti, ai mestieri, alle culture e alla tradizione dell’uomo al lavoro. 

Il suo successo ci ha sollecitato a riflettere sulle ragioni che continuano a generare l’entusiasmo, la passione e il coinvolgimento della gente, stupita, ogni anno, dall’incontro con gli espositori italiani, europei, del mondo. 

In effetti, i nostri artigiani, attraverso il proprio lavoro, realizzano qualcosa di bello, di buono e di utile. Il fine ultimo della relazione diviene, spesso inconsapevolmente, la partecipazione a un bisogno comune: il desiderio di felicità e di libertà insito nel cuore di tutti. 

Per questa ragione, considerare AF come una “via dello shopping” è riduttivo; l’evento, incarnando perfettamente l’idea del prodotto “ben fatto” di Charles Péguy, ha messo in risalto la prima e autentica ragione dell’uomo al lavoro, ovvero la tensione al compimento che sfocia nel desiderio di donare un po’ di sé agli altri. 

Questa circostanza dimostra che la mostra-mercato internazionale – ormai diventata un vero e proprio fenomeno sociale – contribuisca alla diffusione di un’economia a dimensione umana che rifugge dalla “bulimia del consumo” tipica dei nostri tempi. 

“L’Artigiano in Fiera” porrà ancora alla ribalta un tema cruciale per le nostre micro imprese: l’apertura ai mercati globali. Una sfida che, oggi più di ieri, richiede una grande capacità di rispondere alle esigenze che la realtà ci pone. Si tratta di una provocazione che accoglieremo, fino in fondo, nei dieci giorni della manifestazione. D’altra parte, grazie alla rassegna, migliaia di artigiani con fedi e culture diverse lavoreranno insieme per presentarsi a un pubblico sempre più numeroso e internazionale. 

L’entusiasmo della gente ci fa ritenere che valga la pena proseguire su questa strada, convinti che il nostro contributo al cambiamento della società possa riporre la persona al centro dell’economia, non come oggetto, ma come soggetto protagonista dello sviluppo.