Il discorso di Papa Francesco è una vera frustata alla nostra responsabilità umana, prima ancora che non ad un comportamento cristiano e l’essere cristiani lo rende ancora più impellente e ragionevole; esso parte dritto dalla realtà che ci viene incontro. Egli evidenzia innanzitutto che dietro al bisogno visibile che colpisce emotivamente e concretamente la nostra attenzione c’è una persona (“ …il diritto all’alimentazione sarà garantito solo se ci preoccupiamo del suo soggetto reale, vale a dire la persona che patisce gli effetti della fame e della denutrizione. “). E’ quasi ovvio e invece, a ben vedere, è un’affermazione radicale nell’indicare subito un metodo per la risposta e per le azioni che si possono mettere in atto. Siamo incoraggiati ad attuare interventi volti alla persona, alla sua condizione, al suo contesto, alla proposta di un recupero, di un percorso di crescita umana.

La sottolineatura suggerisce come l’intervento sociale debba avere una sua continuità, un percorso non occasionale, afferma la necessità di un approccio, appunto, “personale”, mettendo quindi in ombra le operazioni a pioggia. Chi ha vissuto la esperienza venticinquennale del Banco Alimentare, vede valorizzate le ragioni della sua azione, umile ed instancabile, dell’opera sussidiaria a favore delle Strutture Caritative presenti sul territorio, alcune molto ampie ed organizzate, altre piccole, poggiate sulla sola generosità e dedizione volontaria; tutte sono eroicamente l’evidenza di un rapporto continuativo sul territorio con famiglie, anziani, disoccupati, malati, persone, appunto.

E sono da loro conosciute una per una. Ogni giorno è soprattutto la qualità dello sguardo sull’uomo che si ha davanti a garantire l’impegno e quindi la qualità dell’opera, della esecuzione del servizio.

Queste osservazioni del Papa la dicono anche lunga, mi pare, su quali possano essere le corrette destinazioni di piani economici e di finanziamenti contro la povertà, meglio diremmo, a sostegno delle persone povere. Non azioni a pioggia, con una priorità “erogativa”, quanto piuttosto programmi con uno spessore di contesto guidato ad un risultato, affidato nell’esecuzione a chi esprime localmente un vero presidio di esperienza e di competenza, indirizzato ad un accompagnamento delle persone in difficoltà. In tal senso, il nuovo programma europeo FEAD, imponendo alcune complessità normative non sempre facili da attuare, persegue una finalità di sostegno mirato. Un amico, volontario storico del Banco Alimentare, ricorda sempre la frase di Dandrel, fondatore del Banco Alimentare francese “Restorer ensemble l’homme pour le restorer” (sfamare, tutti insieme, l’uomo per ricostruirlo). Esso corrisponde perfettamente a ciò che vede chi opera nei contesti più abbandonati nei quali “quanti mancano del cibo quotidiano hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza”, dice sempre il Papa. Dalla povertà alimentare origina la caduta della stima in se stessi, la speranza di farcela e quindi l’abbandono di ogni tentativo di riprendere il cammino.

Raccolgo un altro richiamo “di realismo”: “…mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, chiede di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina”. I media e le nostre risorse forse sono più attente ai cosiddetti “nuovi diritti”. Certamente essi nascono sotto la spinta di una crescente sete di giustizia ma spesso diventano una corsa senza fine alla ricerca di risposte autoreferenziali, soddisfacendo di volta in volta un bisogno per puntare ad una illusoria pretesa di sazietà infinita.

Papa Francesco ci indica, con maggior realismo e immediata vicinanza alla nostra esperienza quotidiana, il povero, affamato, all’angolo della strada (ricordiamo, 6 milioni di persone in povertà assoluta, in Italia, oggi) che reclama la possibilità di vivere, di essere persona che, anche nel disagio, possa avere una sua dignità e cittadinanza nella comunità. Poter mangiare tutti, un diritto antico, nato con l’uomo, rilanciato nella nostra società dal messaggio cristiano. Quindi una indicazione di attenzione alle priorità umane ma anche un richiamo alle priorità politiche e amministrative dei governanti, delle istituzioni, delle organizzazioni e di tutte le persone di buona volontà. Lo ricordiamo anche in questi giorni, rilanciando come da 18 anni la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare.

In altra occasione il Papa ha invitato “.. tutti a smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane non abbiano un impatto sulle vite di chi la fame la soffre sulla propria pelle” (9/12/2013)  Proponendo a tutti i consumatori la Colletta, rilanciamo la grave necessità di una copiosa raccolta di alimenti per chi non ne ha – e quindi puntiamo senza esitazione ad un risultato importante di aiuti – ma anche ribadiamo che il piccolo gesto della spesa fatta in più per una famiglia povera può essere un piccolo inizio ed un’educazione a sperimentare che l’unico atteggiamento veramente concreto nei confronti degli altri è l’attenzione alla persona così come è. Da qui si può partire, per guardare negli occhi gli altri ma anche se stessi.