Péguy e l’Immacolata Concezione

Nell'editoriale di oggi PIGI COLOGNESI ricorda la festività dedicata all'Immacolata Concezione citando un brano de Il portico del mistero della seconda virtù di Charles Péguy

Lunedì particolare, quello di oggi: invece di ricominciare il ciclo lavorativo, ci ritroviamo ad aggiungere un giorno all’usuale riposo del fine settimana. È la solennità della «Immacolata Concezione». Formula strana, che probabilmente risuona astratta e lontana alle nostre orecchie smaliziate e alle nostre preoccupazioni quotidiane, da cui l’allungamento delle vacanza non riesce a distoglierci più di tanto. E forse non basta a dissipare questa sensazione di astrattezza neppure la spiegazione del contenuto dogmatico della festa che celebriamo e, cioè, che Maria è stata preservata, in virtù della redenzione che suo figlio avrebbe portato con la sua morte e risurrezione, dal peccato originale. Magari la genialità di un poeta può aiutarci a capire meglio. Ecco, allora, un brano de Il portico del mistero della seconda virtù di Charles Péguy.

Ascolta bimba mia, ora ti spiegherò perché, come, in che la santa Vergine è una creatura unica, rara. Tutta la creazione era pura. Com’era uscita, com’era sprizzata pura e giovane e nuova dalle mani del suo Creatore. Ma il peccato di Satana sedusse, corruppe la metà degli angeli. E il peccato di Adamo sedusse, corruppe nel sangue la totalità degli uomini. Quando infine, quando un giorno dei tempi fu creata per l’eternità, per la salvezza del mondo questa creatura unica. Per essere la Madre di Dio. Per essere donna e tuttavia per essere pura. A tutte le creature manca qualcosa. Non soltanto il fatto che non sono il Creatore. (Questo è nell’ordine delle cose.) A quelle che sono carnali manca precisamente di essere pure. Ma a quelle che sono pure manca precisamente di essere carnali. E a lei al contrario non manca nulla. Se non veramente di essere Dio stesso. (Ma questo è nell’ordine delle cose.) Perché essendo carnale lei è pura. Ma, essendo pura, è anche carnale. Ed è così che lei non è solo una donna unica fra tutte le donne. Ma che è una creatura unica fra tutte le creature. Letteralmente la prima dopo Dio. Dopo il Creatore. Subito dopo». 

Detto così, il contenuto della festa di oggi mostra tutto il suo fascino. A noi infatti interessa – nonostante o, meglio, proprio a causa delle nostre sporcizie – la purità, la limpidezza, la pulizia dell’esistenza; vi aspiriamo anche inconsapevolmente. Ma non siamo disposti a pagarla rinunciando alla concretezza carnale che ugualmente ci sta a cuore. Anzi è proprio tale carnalità – non siamo mica angeli! – che vuole essere purificata. Che ci sia, allora, una persona terrena, carnale, eppure immacolata, pura, ci fa sperare anche per noi. 

Per dirla con le parole di André Rousseaux nel suo studio su Péguy: «Si vede bene che la carne dell’uomo, non è impura in sé, nel suo valore di creatura di Dio. È impura per il suo stato di peccatrice dopo la caduta del primo uomo. Ma se la condizione umana trascina questa impurità di generazione in generazione, fino alla consumazione dei secoli, la grazia unica della purità carnale, accordata a una sola creatura, la Vergine Maria, deve ricordare all’uomo che c’è un valore positivo, e non solo negativo, della carne nella creazione. La carne in sé non è un difetto nella creazione. E al contrario l’assenza di carne che sarebbe una mancanza».

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