Fiocchi di neve imbiancano la città: molti protestano (bambini compresi, e questo mi fa più paura); tanti (e tra questi ci sono io) sono felici perché la neve è simbolo di purezza, di bellezza, porta silenzio nelle vie rumorose della nostra città ma soprattutto in me desta sempre questo pensiero: il Signore non si è ancora stancato di noi!
I bambini ascoltano attenti la lezione di catechismo. Chi parla oggi? Chi insegna? Proviamo a spegnere la tv per un’ora e ad ascoltare il cuore; è più facile ascoltare il cuore che non il politico di turno che litiga con il politico di turno, vedere il dramma dei nostri fratelli d’Ucraina che anelano ad una maggiore libertà; ascoltare il grido profetico di Papa Francesco contro l’usura; più ancora di queste notizie è più facile ascoltare nel silenzio Cristo che, nuovo Mosè, sale sul monte e annuncia a tutti, anche agli sciancati che arrancano, ai poveri, a tutti il suo programma ”politico”, che garantisce la ”stabilità” del suo regno.
Don Giussani ricordava sempre una pagina della vita di Cristo scritta da François Mauriac: gli ultimi che arrivavano ai piedi della collina sentivano solo più riecheggiare più e più volte quella parola pronunciata da Gesù: “Beati! Beati…”. Tutti sono presi in contropiede da questo grande programma evangelico di Gesù: beati quelli che il mondo considera dei poveri disgraziati: i poveri, gli afflitti, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i perseguitati. Gesù attesta che la vera felicità non si trova là dove il mondo la propone: nella ricchezza, nel potere, nel denaro, nei piaceri, ma nel rapporto diretto della persona con il Padre.
Ricordo, anni fa, un’intervista rilasciata su Avvenire dal figlio dell’avvocato Agnelli, al ritorno da un convegno ecclesiale ad Assisi. Con una vecchia Renault scassata e una telecamera ci precipitammo a intervistarlo, dopo tutte le telefonate di ufficio in ufficio. Anche quel giorno nevicava. Edoardo Agnelli era rimasto folgorato, lui straricco, dalla storia del vitello d’oro, l’idolo che si sostituisce al vero Dio. Al ritorno nella sede della tv della diocesi di Torino si precipitarono i segretari dell'”erede al trono” per assicurarsi che l’intervista poteva “passare” senza nuocere all’immagine del Gruppo. Il giorno della sua tragica morte furono quelle e solo quelle le immagini di Edoardo riprese e trasmesse da tutti i tg del mondo. Con tutta la ricchezza materiale non aveva trovato la vera pace, la gioia spirituale.
Adesso proviamo a riaccendere la tv e a vedere scorrere le immagini solite (speriamo non le più banali) con un metro di paragone. E, se per caso, la telecamera si ferma sulla Siria distrutta o sui campi dei profughi possiamo essere certi che, dove la povertà e la miseria si coniugano con l’amore e la solidarietà, forse là si trova ancora la felicità, in mezzo a un popolo “umile e povero che confida nel Signore” (Sofonia).