Lo scorso fine settimana si è svolto EncuentroMadrid, una sorta di piccolo Meeting di Rimini che si tiene in primavera nella capitale spagnola. Ormai è diventata un’iniziativa unica nel suo genere, perché sebbene sia cattolica non si dedica all’apologetica, né si tratta di una scuola di formazione per quadri. È una manifestazione di cultura popolare che questa volta ha riunito intellettuali ebrei, giornalisti atei, rappresentanti di alta cucina e una gamma variegata di personaggi che solitamente non si vedono insieme.

Qualcosa di normale in Italia, ma di stranissimo in Spagna, dove bisogna sempre schierarsi da una parte: con il fronte dei diritti o con quello dei valori, con i pro-life o con i pro-choice, con la sinistra o con la destra. Qualche tempo fa una cosa del genere sembrava un sogno, ma quando si ha pazienza e si prepara un terreno in cui utilizzare “parole di verità”, perfino i muri più alti possono crollare.

Il titolo dell’edizione di quest’anno era “Buone ragioni per la vita comune”. La sorpresa è stata che i volontari, i partecipanti e i relatori non sono tornati a casa con un lungo elenco di buone intenzioni o di argomenti scolpiti sulla pietra, ma hanno potuto vedere coi loro occhi queste ragioni. L’incontro di apertura è stato sull’Europa e il dibattito sul futuro dell’Unione ha rappresentato un paradigma del dilemma davanti a cui ci troviamo per riuscire a costruire una vita comune. Le elezioni del 25 maggio rappresentano un vero e proprio referendum sul processo di costruzione europea. Le Pen in Francia, Grillo in Italia, i nuovi euroscettici olandesi, finlandesi e altri ancora minacciano di mandare all’aria tutto quello che è stato costruito dopo la Seconda guerra mondiale.

L’Ue, diventata una macchina burocratica, non trova un’identità che risulti attrattiva. L’humus del dopoguerra si è dissolto. L’incapacità di far il salto verso una federazione, con una politica e un’economia comuni, fa sì che il Parlamento e la Commissione rivolgano la loro attenzione alla questione sociale, dove domina il tema dei nuovi diritti. Non bisogna scandalizzarsi, politicamente l’Unione riflette la perplessità dell’uomo postmoderno: non sa più chi è e prova a trasformarsi in un esperimento su se stesso. Non è solamente un problema che riguarda i progressisti: anche i sostenitori della tradizione avvertono questa tentazione. Come ha detto il Cardinal Scola, nel suo intervento a EncuentroMadrid, “siamo tutti pugili messi ko” che riescono a rialzarsi proprio all’ultimo momento.

Da dove ricominciare allora? Paradossalmente non ci sono buone ragioni per percepire l’altro come un bene, per una vita comune, senza che venga fatta un’indagine esistenziale. Insieme alla possibilità di trasformarci in dottor Frankenstein di noi stessi, questa è la prova che siamo relazione. 

Riconoscere ciò e dimostrarlo è la prima politica, come dicevano i grandi dissidenti nell’epoca in cui il comunismo regnava su mezza Europa. Ora a dominare è un’ideologia del mercato, che vuol farci dimenticare che l’economia al fondo si regge sulla gratuità.

Se la politica principale è riconoscersi in relazione – senza l’altro non mi comprendo – si capisce perché EncuentroMadrid ha rivendicato la testimonianza come forma di “intervento storico”. Non stiamo parlando della “opzione spirituale” che predicavano alcuni cattolici decenni fa. Al contrario, la testimonianza non è solamente un categoria etica, ma quello che permette di comprendere chi sono io e chi sono gli altri. Da qui si può costruire, dall’accesso a una verità fatta di carne e di tempo.

Tutto questo richiede di abbandonare la vecchia mentalità da militanti. Non c’è alcun baluardo da difendere. Non c’è barriera che separa i cattolici dai non cattolici: la fede non separa, ma fa scoprire compagni di viaggio inattesi. Bisogna raccontarsi l’un l’altro, con parole comprensibili, quello che ci è successo. Tutto questo, che è stato spiegato qui con tante parole, sui volti dei ragazzi che preparavano hamburger o che pulivano Casa de Campo dove si è svolto EncuentroMadrid era raccontato in un lampo, dal sorriso dei loro occhi.