Davanti allo spettacolo di Beppe Grillo in tv (non lo vedevo dai tempi di Pippo Baudo) mi sono detto: quell’uomo è un genio. Non lo voterò mai, ma questo non toglie che sia un genio, perché ha capito qualcosa che tutti gli altri – me compreso – hanno fatto e fanno molta fatica a capire. 

Mi spiego. Ieri, nel corso di una conferenza alla quale partecipavo come spettatore, ho sentito un responsabile della Metropolitana Milanese (che compie mezzo secolo) ricordare come l’impresa fu realizzata grazie anche ai cittadini, per i quali fu aperta una sottoscrizione sotto forma di titoli obbligazionari. 

Concludendo il suo intervento, questo funzionario auspicava che esempi come quello si potessero ripetere anche per il presente o per l’immediato futuro, e a tutto l’uditorio questa cretinata è apparsa così bella da tributarle un sonoro applauso. 

Una sottoscrizione? Prestare i soldi a un’azienda pubblica? Titoli obbligazionari per finanziare i lavori pubblici? Ciascuno di noi, a queste prospettive, non può non immaginare dove andrebbero a finire i suoi soldi, e al valore di quei titoli cinque minuti dopo la loro emissione. 

Abbiamo sentito troppe brutte storie – storie che in realtà conoscevamo già molto prima che i carabinieri, i magistrati e i titoli di testa dei tg ce ne informassero: alzi la mano chi è caduto dalle nuvole alla notizia dell’8 maggio scorso dello scandalo che ha coinvolto i vertici Expo.

Tutto questo cosa ha prodotto? Ha prodotto una voglia di non sapere, di non vedere, di non conoscere che non ha precedenti. Troppe interpretazioni, troppi distinguo, troppi intelligentoni ci hanno spiegato come va il mondo. Stiamo diventando così politically correct che tra non molto non potremo più dire Buon Natale senza essere denunciati, eppure mai come oggi l’uomo ha contato zero, mai come oggi è stato usato come cavia, o come carne da cannone.

Per questo, di fronte a una situazione come la nostra e a una congerie di analisi e promesse senza precedenti, e al moltiplicarsi di tribune politiche e di talk show che non spiegano mai nulla (i misteri del Governo Monti, la proroga del mandato di Napolitano, l’enigma dello spread, per dire i primi che mi vengono in mente), e a tutte le piccole ingiustizie che siamo costretti a subire quotidianamente (che so, 2000 euro obbligatori per cambiare le valvole dei termosifoni di casa mia), di fronte alla volontà che tutto il mondo (meno Papa Francesco) manifesta di fare di noi dei perfetti qualunquisti, io dico che il grido a casa! di Beppe Grillo appare geniale.

Cosa dice Beppe Grillo? Quale soluzione credibile prospetta per i nostri problemi? Da anni cerco di capirlo, e non ci sono ancora riuscito. La mia impressione è che Beppe Grillo non dica assolutamente niente, che non abbia niente da dire, e che lo sappia perfettamente, e si diverta perciò alle spalle di un Paese senza punti o figure autorevoli, senza volti degni di fiducia, incapace di produrre pensieri e idee importanti. 

Grillo è un genio perché le sue urla intercettano un cupio dissolvi che ha preso piede nel terreno fertile della nostra delusione. Meglio andare a casaccio, verso il niente, che seguire le solite facce: questa la filosofia del grillismo. Grillo è un genio perché Grillo è il nulla, e il nulla esercita il suo fascino su gente che, piuttosto che ricevere le solite brutte notizie, preferisce tapparsi non più il naso (come diceva Montanelli) ma gli occhi e la bocca. 

Bisogna difendere la politica, accidenti! Ora più che mai. Ma per difenderla è necessario amare quello che siamo e quello che facciamo, e ricordarci che non è dalla politica che viene la soluzione dei nostri guai.