Nel suo libro Effetto Bergoglio, padre Livio Fanzaga scrive: “Nel Dna di papa Francesco c’è il medesimo di Sant’Ignazio da Loyola, cioè quello di una Chiesa che non si guarda allo specchio, ma che ha lo slancio dei primi cristiani, i quali si impegnavano a portare a compimento il mandato missionario di Cristo: Strada facendo predicate che il regno dei Cieli è vicino (Mt 10, 7), fino ai confini della terra (At 1, 8)”. La chiesa che nasce dall’Ascensione di Cristo e dalla Pentecoste non è una Chiesa ripiegata su se stessa, bensì proiettata sull‘esterno. L’espressione “andare verso le periferie dell’esistenza”, il concetto espresso da Papa Francesco nella sua prima udienza il 27 marzo 2013 ormai è sulla bocca di tutti, magari usato per fare bella figura, un modo consueto per definire non soltanto le “Villas Miserias” (periferia di Buenos Aires), ma anche i luoghi dove la presenza di Cristo è meno viva e c’è bisogno di un nuovo impeto di evangelizzazione. Dunque una Chiesa in uscita, come ha ridetto il Papa durante la messa celebrata al Cenacolo di Gerusalemme.
Gli undici discepoli discendono dal monte dove Gesù scompare dal loro sguardo visivo, portandosi stampate nel cuore le sue ultime parole, “andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 16).
Rimane con noi fino alla fine del mondo in modo più misterioso, ma reale e noi viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo nella Gloria. Di qui inizia la missione della Chiesa: “Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, fino agli estremi confini della terra”. Per poter dare questa testimonianza c’è bisogno della forza dello Spirito Santo. Solo questa forza ci permette di andare avanti senza paura nella storia, fin quando tornerà un giorno allo stesso modo in cui lo hanno visto andare in cielo. Prima di questo ritorno non possiamo stare a guardare il cielo, ma dobbiamo testimoniare Cristo in ogni ambiente, in ogni angolo della terra. È l’attesa di un ritorno attiva non passiva. Il potere che il Padre ha dato a Cristo è quello di entrare nella radice dell’essere di tutte le cose. Cristo tutto in tutti. Tutto parla di lui.
È per questo potere che Cristo manda uomini e donne in missione in ogni angolo della terra. “Andate e ammaestrate tutte le nazioni… mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”. È il potere di immergere nel suo cuore gli uomini con il sacramento del Battesimo, il potere di farsi presente in ogni circostanza, il potere dato ai Santi di operare miracoli, il potere di donarsi a lui totalmente nella verginità. Egli è con noi nelle nostre difficoltà e nelle nostre lotte, nelle tentazioni e nelle cadute: tutto Egli fa diventare occasione di conversione.
Tante volte Cristo esercita questo potere in modo misterioso: non impedisce le persecuzioni dei suoi fedeli. Questi sono i giorni nei quali è bello invocare lo Spirito Santo per l’unità tra i cristiani, per tutte le sofferenze di Chiese ancora divise, per i cristiani perseguitati a causa della loro fede. Una chiesa in uscita: se si dovesse esaurire nella Chiesa lo slancio missionario ed ecumenico, la fede rischia di spegnersi. Dobbiamo portare con coraggio la verità della fede, testimoniarla con forza e con umiltà. Nell’oceano tempestoso della storia Cristo non ci abbandona. È bello vivere come è vissuto Gesù. “Chi conosce in profondità Gesù non rimane in poltrona. Si unisce al suo stile di vita e arriva a essere un discepolo missionario del Vangelo, dando gioiosa testimonianza della sua fede e non risparmiando sacrifici” (Papa Francesco).