Elliot Rodger è un normale ragazzo californiano di 22 anni. Ha alle spalle una normale – oramai, purtroppo, è così – vicenda familiare segnata dal divorzio dei due genitori quando aveva 7 anni e dalla difficile convivenza con la nuova compagna di suo padre. Frequenta un normale college a Santa Barbara, dove i suoi coetanei, oltre a una normale esistenza di studi e divertimenti, hanno una normale pratica di rapporti sessuali più o meno frequenti. Lui no. 

Pur essendo di bell’aspetto e di condizione agiata non è mai riuscito a conquistare una donna. È un tarlo che lo rode dentro e a poco a poco distrugge tutta quella apparente normalità, fino a condurlo alla follia. Scrive un lungo “manifesto” nel quale racconta la sua storia, fa esplodere tutto il suo odio per ogni essere umano, specialmente le donne, e minaccia: «Voi non avete avuto compassione con me e io non la mostrerò con voi. Vi annienterò». Non era la prima volta; i genitori avevano già intercettato messaggi simili a avevano provveduto ad avvisare la polizia e a sottoporre il figlio a cure psichiatriche. Ma questa volta Elliot ha fatto sul serio: ha postato su YouTube un videomessaggio carico di odio, poi ha preso la sua BMW nera è andato nella zona del college, ha ucciso tre compagni, sparato per strada – altri tre morti – per poi suicidarsi durante lo scontro a fuoco con la polizia. 

Non c’è dubbio che si tratti del gesto di un pazzo. Subito sono divampate le polemiche sulle responsabilità di chi avrebbe potuto accorgersi prima – la polizia, avvisata, non ha neanche perquisito la sua camera, dove avrebbe trovato le armi – delle sue malsane intenzioni. Ma chiuderla lì come un puro atto di follia non è sufficiente.

Il “manifesto” di Elliot contiene un disegno: nella prima colonna ci sono a sinistra tante donnine rosa stilizzate e a destra tanti maschietti verdi: una riga li unisce a due a due; sopra c’è scritto: «Prima della rivoluzione sessuale». Nella colonna centrale ci sono le stesse figurine, ma ora le frecce vanno dalle donne a pochi, fortunati uomini; scritta: «Dopo la rivoluzione sessuale». Terza colonna intitolata: «Dopo la rivoluzione di Elliot Rodger»: i maschi sono ancora lì, ma al posto delle donne ci sono solo croci cimiteriali. 

È chiaro: Elliot non cercava solo sesso, sebbene lui stesso si lamenti nel video di essere ancora vergine a 22 anni e di aver mai ricevuto neppure un bacio. Se questo fosse il problema, non è difficile immaginare che con le sue disponibilità economiche avrebbe potuto comperarlo; non necessariamente in termini di prostituzione, ma semplicemente sfruttando la leggera disponibilità delle ragazze del college, da lui stesso denunciata. Lui desiderava la coppia – prima colonna -, che è molto di più dell’accoppiamento. 

È questo che la «rivoluzione sessuale» ha distrutto: ha fatto credere che libertà significasse potersi accoppiare a piacimento, mentre il desiderio autentico, anche nel sesso, è quello di una compagnia duratura. Elliot non è l’impazzita vittima di una libertà che non ha saputo conquistarsi, lo sfigato che non è stato in grado adattarsi ai tempo post rivoluzione sessuale. Elliot è l’inconsapevole, tragico, testimone di un desiderio che è stato schiacciato e la sua «contro rivoluzione» ha prodotto solo morte.