La solennità del Sacro Cuore di Gesù mi riporta a un episodio della mia adolescenza. Eravamo in tre: io, mia nonna e un mio fratello. Mio fratello era appena tornato dal Medio Oriente, dove aveva passato un periodo in prigione; ci raccontò che il giorno del suo rilascio era rientrato in città per aspettare un po’ di giorni prima di tornare negli Stati Uniti. Scendendo dal pullman che l’aveva portato dalla prigione, vide camminare davanti a sé una bellissima ragazza e lui, essendo stato incarcerato per molto tempo, si era detto “io la avrò”. Infatti, come ci raccontò, la conquistò. Io avevo dodici anni all’epoca, ed ero molto, molto curioso di capire come aveva fatto, come era possibile decidere di possedere quella bella ragazza e alla fine riuscire ad averla il giorno stesso. Alla mia domanda rispose mia nonna, che – come mio fratello – aveva vissuto pure lei una vita molto avventurosa, amore compreso. “Ma non vedi?” – disse – “Non capisci? Il desiderio genera desiderio”. Non mi aspettavo che quella lezione sarebbe diventata così paradigmatica per il mio rapporto con il Mistero.

Il Mistero, come dice il nome stesso, è misterioso. Chi è capace di dire “io conosco il Mistero”? L’umanità stessa riesce con fatica ad affermare l’esistenza del Mistero, ma non può andare oltre. Il sapere umano non ha mai osato pretendere di possedere e di conoscere il Mistero. Eppure la solennità che la Chiesa festeggia oggi è proprio lo spettacolo del popolo cristiano che si alza a dichiarare di conoscere il cuore del Mistero, non grazie alle nostre capacità ma grazie a Gesù Cristo stesso che ce Lo rivela.

Il dinamismo di questa scoperta è lo stesso di qualunque incontro umano. Un uomo incontrando un altro uomo si domanda “Chi è questa persona?”. Come può egli rispondere a questa domanda? Deve cercare di capire cosa cerca quest’altra persona, cosa vuole, qual è il desiderio del suo cuore. Quando pensiamo di aver capito il desiderio che spinge l’altra persona, possiamo dire di aver capito chi è. Questo vale anche con noi stessi: quando arriviamo a capire quello che vogliamo veramente nella vita, iniziamo ad avere un forte senso di chi siamo, di cosa cerchiamo. Iniziamo ad avere un forte senso della nostra identità, iniziamo a conoscerci. Cristo sta in mezzo a noi per farci conoscere il Padre, cosa Egli vuole, cosa Egli cerca; il desiderio del Padre.

Come Gesù ci fa conoscere il desiderio del Padre? Inizia con la sorpresa di farci incontrare una o più persone che vogliono il nostro bene più di quanto lo vogliamo noi per noi stessi, persone che sono più disposte a sacrificarsi per il nostro bene più di quanto non osiamo noi, che hanno più compassione per la nostra esistenza di quanta ne abbiamo noi. Questo ci fa vedere, un po’ alla volta, la presenza del Mistero che semplicemente ci vuole. 

È questa la grande pretesa e sorpresa dell’incontro con Dio: scopriamo quello che vuole. Egli vuole noi, vuole me, mi desidera. È come scoprire vivo in mezzo a noi un versetto del libro del profeta Isaia 62,4: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,/ né la tua terra sarà più detta Devastata,/ma sarai chiamata Mia Gioia/ e la tua terra Sposata,/ perché il Signore troverà in te la sua delizia/ e la tua terra avrà uno sposo“. Dio ci desidera e questo ci fa cominciare a desiderarLo a nostra volta: il suo voler stare con noi per sempre genera il desiderio, dentro di noi, di andare alla sua casa per stare con Lui, per sempre. Proprio come mi aveva detto la nonna su come mio fratello era riuscito a sedurre quella ragazza in Medio Oriente: il desiderio genera desiderio. Il Sacro Cuore di Gesù ci fa sperimentare il desiderio del nostro Creatore che è come uno sposo per la sua sposa: ci fa vivere desiderosi di Lui, non più da abbandonati, rendendoci un popolo che cammina certo del destino buono.