L’ora del martirio

Nella guerra di propaganda tra Russia e Ucraina la ragione ha cessato di funzionare, non ha più alcun dato reale, e la verità diventa uno strumento per schiacciare il nemico. PETR NAGIBIN

In un’intervista alla BBC Igor Druz, stretto collaboratore di Igor Strelkov, uno dei capi delle milizie filorusse che si battono nell’Ucraina orientale, ha ammesso che a Slavjansk sono stati sommariamente fucilati cittadini che volevano restare fedeli al governo di Kiev; nella stessa intervista Druz ha detto che lo scopo del loro movimento è la creazione di uno “Stato sociale” fondato sui valori cristiani. 

“Vaneggiamenti di un folle assassino”: vorremmo poter liquidare il contenuto dell’intervista in questo modo, ma la cosa non è così semplice, anche perché nella guerra di propaganda che accompagna la guerra reale che si sta combattendo ai confini tra Ucraina e Russia si fa sempre più strada questa idea tremenda di un mondo governato da valori cristiani che si fonderebbe sulla violenza e sull’eliminazione violenta dell’avversario. 

Nella guerra di propaganda che ha reso plausibile parlare di ogni follia (ricordiamo la storia del Boeing carico di cadaveri), si rischia che, a forza di ripeterla, anche questa follia diventi plausibile e credibile a prescindere da qualsiasi prova. E il rischio non è così teorico o lontano. Un documento di qualche giorno fa, non di un singolo isolato e poco credibile, ma di un organismo ufficiale e autorevole come il Dipartimento di informazione del Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa, ha esplicitamente accusato “i greco-cattolici e gli scismatici” ucraini di essere responsabili di una serie di “attacchi mirati” in cui i sacerdoti della Chiesa Ortodossa Ucraina sarebbero vittime di “offese, torture e intimidazioni, fermi e interrogatori, durante i quali uomini armati appartenenti alla Chiesa Greco-cattolica Ucraina o a gruppi non canonici” si macchiano appunto delle più diverse violenze.

Quella commistione di valori cristiani e violenza che Druz presentava come un progetto benefico qui viene fortunatamente bollato, ma non è questo il punto; il punto è che una Chiesa cristiana attribuisca a un’altra Chiesa cristiana lo stesso progetto diabolico e che lo faccia senza lo straccio di una prova: un luogo, una data, un nome, niente. È vero che il documento fa riferimento ad alcune vittime citate in una lettera del capo della Chiesa Ortodossa Ucraina al presidente Poroshenko, ma in quella lettera, dove si danno tutti gli elementi necessari per identificare vittime e presunti colpevoli, il metropolita Onufrij si guarda bene dal dire che i responsabili dei crimini apparterrebbero o peggio rappresenterebbero la Chiesa Greco-cattolica o gli scismatici e indica invece una formazione militare ucraina precisa. Differenze da poco? Non direi: è la differenza enorme che separa la verità dalla propaganda, la realtà da una delle sue possibili interpretazioni che pretende invece di essere l’unica; e come diceva qualche tempo fa un poeta russo, Andrej Orlov, “la propaganda è una verità con il centro di gravità spostato: quando arriva alle orecchie degli uomini non entra nel loro cervello, ma cerca il cuore e l’anima, per ferirli a morte o ucciderli”. 

Se seguiamo la logica del documento sinodale la nostra ragione cessa di funzionare, non ha più alcun dato reale, alcuna informazione da verificare, non confrontiamo più le nostre ipotesi con la realtà, la verità cessa di essere qualcosa con cui devono fare i conti le ipotesi nostre e quelle altrui, e diventa invece uno strumento da usare contro il nemico, per schiacciarlo. E dopo la ragione, atrofizzata, muoiono il cuore e l’anima. E, ben più grave, continuano a morire gli uomini. 

Perché in questa guerra gli uomini continuano a morire e non sono pochi ormai i sacerdoti che sono stati vittime di violenze, fino alla morte. E non va dimenticato che le vittime non sono solo ortodosse o cattoliche, ma ci sono anche protestanti. Quella comunione di Chiese che si era creata sul Maidan, e che aveva prodotto momenti di tregua, si ritrova adesso nel martirio. I colpevoli andranno certo trovati. Ma mentre li cerchiamo, sulla base di prove precise e non di pura propaganda, forse potremmo chiederci come ha fatto un teologo russo, Andrej Desnickij: “vorrei sapere se c’è in rete l’elenco di TUTTI i sacerdoti di TUTTE le confessioni, di tutte le fazioni, uccisi, feriti, fatti prigionieri durante questo conflitto per essere rimasti coi loro fedeli e averli aiutati, o per aver dato un piatto di minestra a un soldato affamato dell’esercito sbagliato“. 

Forse pensando a queste vittime innocenti ci verrebbe in mente un’altra vittima innocente, un’altra verità con la quale fare i conti e vivere, e da non usare per far trionfare il nostro punto di vista ed eliminare il nemico.

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