“E le porte degli inferi non prevarranno su di essa” (Mc 16,19). Queste parole di Cristo che possiamo leggere a caratteri cubitali lungo il tamburo della cupola di Michelangelo in San Pietro annunciano il compito che intese dare a Pietro e ai suoi successori, il potere di legare e di sciogliere, il potere di confermare i fratelli nella fede, di pascere il popolo di Dio, con la promessa che satana per quanto sia potente non potrà distruggere la Chiesa.
Sono passati 2014 anni da quando Cristo ha dato questo potere a Pietro e ha fatto questa promessa. Dove lo vediamo realizzato? Noi stiamo vivendo e leggendo gli echi della visita di Papa Francesco nella Corea del Sud: possiamo leggere questi avvenimenti giudicandoli alla luce della promessa di Cristo. È in corso la terza guerra mondiale a pezzi, come ha ricordato il Papa sull’aereo che lo riportava a Roma; una guerra che ha come obiettivo proprio i cristiani e le minoranze religiose. Il quotidiano Avvenire di mercoledì 20 agosto tracciava una mappa dei Paesi colpiti dalla guerra a livelli di crudeltà che fanno spaventare: dall’Africa al Medio Oriente, dall’America Latina all’Europa la guerra dilaga. È un poliedro di crisi che si estende a macchia di leopardo per il globo; popoli trasformati in scudi umani o usati come carne da macello per terrorizzare il nemico.
Si legga l’articolo di Domenico Quirico su La Stampa del 21 agosto. Guerre che è difficile capire, è difficile anche raccontare perché non si può raccontare un dolore così immenso senza condividerne almeno un pezzo. Davanti al dolore non si può rimanere neutrali. In tutto questo inferno che ci sta a fare il Papa? Ciò che gli sta a cuore è annunciare il vangelo e giudicare tutto con il criterio della fede. È il capo di una chiesa che chiede solo libertà per il suo lavoro ed è disposta al dialogo con tutti, anche con l’islam; dialogo che non può funzionare senza una fede viva in Cristo. Francesco, un uomo capace di consolazione, di condivisione, cuore che parla al cuore come diceva il beato cardinale Newman.
Non mancano gli attestati di stima incondizionata al Papa, tuttavia la domanda che pone Gesù (la gente chi dice che io sia?) vale anche per il Papa. Come non è possibile avere accesso a Gesù senza la fede, così non è facile seguire quello che dice il Papa senza le fede. Senza la fede Cristo resta un personaggio del passato, riconosciuto per la grandezza morale dei suoi insegnamenti, ma se è solo un uomo noi a chi affidiamo la nostra vita? Per noi chi è Gesù Cristo? Non fu facile per gli apostoli credere che fosse Dio colui che mangiava, beveva, camminava, dormiva con loro. E non è facile per noi.
In questo mondo incredulo e attraversato da una spaventosa furia omicida, la missione più importante che possiamo svolgere per i nostri fratelli uomini è vivere la fede. La fede della Chiesa, da quella del Papa a quella dell’ultimo cristiano è il baluardo contro il quale la violenza dell’inferno non vincerà. Satana cerca con tutte le sue forze di spegnere la fede nel mondo, ma è sulla roccia del Papa che Cristo manterrà viva e presente la Chiesa nel mondo.