I primi sentimenti che un uomo può provare davanti alla macelleria umana che due integralisti islamici (assassini perché integralisti, perché l’integralismo è negatore e quindi omicida in partenza) hanno fatto nella redazione di Charlie Hebdo, il settimanale satirico parigino, sono di un duplice dolore: non solo per le vite di alcuni celebri giornalisti satirici (un nome su tutti: Wolinski) e degli agenti, ma anche per una libertà di pensiero, di cui la Francia è maestra, che troviamo oggi sempre più calpestata e derisa.

Mi ha fatto una forte impressione l’articolo uscito alcuni giorni fa sul Corriere a firma di Emmanuel Carrère (quello di Limonov per capirci) il quale, nel lodare l’ultimo romanzo di Michel Houellebecq (Soumission, “Sottomissione”, che racconta la democratica ascesa al potere in Francia di un partito moderato islamico), dice a chiare lettere che l’attrattiva di una simile eventualità sta nel fatto che essa libererebbe per sempre i francesi dal fastidio della libertà.

Se la Francia e l’Europa sono stanche della libertà, il super-laico Charlie Hebdo, con il suo esibito cattivo gusto, che nessun lettore del sussidiario apprezzerebbe, rappresenta questo valore sorpassato. I terroristi sono parte del gioco, e le previsioni di Houellebecq non vengono smentite: proprio la paura della violenza estremista potrebbe favorire davvero il fantapartito moderato uscito dalla penna dello scrittore francese. 

Del suo libro, che conto di leggere appena possibile, mi colpisce il protagonista: apolitico, stanco di tutto, desideroso solo di un modesto godimento. Se il nuovo uomo francese ed europeo è questo, allora siamo pronti per il cambio di guardia descritto da Houellebecq.  

Noi italiani (ho letto i primi autorevoli commenti all’eccidio) stiamo ancora a temere i rigurgiti identitari, senza comprendere che quelli che noi — noi laici, noi sempre pronti a comprendere, a spiegare, a indulgere — chiamiamo con questo nome sono i segni non già del “vecchio” che vuole riaffermarsi ma di una novità su scala mondiale: un tipo umano del tutto refrattario ai temi del dialogo, della comprensione, dell’incontro tra culture diverse. 

E’ l’antropologia globale. Qualcuno di loro vuole sterminare i francesi (notoriamente gli arabi), qualcuno i neri (i poliziotti del Midwest), qualcuno gli ebrei (in nome del popolo palestinese o della risorta razza pura), qualcuno i musulmani (in nome dei valori dell’Occidente): questo è il mondo nuovo che avanza, lo spiega bene Carrère, è il mondo che della libertà non sa più che farsene, ritenendola un rimasuglio delle società piccole, delle comunità locali, inapplicabile alla legge dei grandi numeri. 

Così, la libertà piega la testa proprio nel paese che la affermò in tutto il mondo. La strage di ieri si è svolta in una società che non sa più difendere i propri valori: ho provato pena vedendo le immagini della manifestazione parigina seguita all’eccidio, dove tutte queste persone dignitose, eleganti, illuminate sventolavano cartelli con la scritta “Je suis Charlie”. Che immagine da fine dei tempi! Si ha la sensazione che alla fine vincerà chi saprà garantire la tranquillità, ma che sarà una tranquillità diversa da quella sognata da Rousseau o da John Lennon, sarà la tranquillità di chi non potrà o non vorrà permettersi i costi della democrazia, e che perciò fin d’ora comincia a farcela avvertire come un lusso in fondo non necessario. 

La situazione italiana è molto diversa, e nessuno scrittore di fantapolitica potrebbe immaginare uno scenario come quello raccontato dall’ottimo Houellebecq. Ma immaginarne un altro non è difficile. Forse l’Europa, Francia inclusa, non sarà mai islamizzata, ma una cosa resta inquietante: l’ipotesi che i futuri garanti della pace sociale siano proprio coloro che oggi creano destabilizzazione in Europa.

Mi permetto di ricordare che Usa e Arabia Saudita sono paesi amici, e che mentre i terroristi ammazzano e i musulmani moderati mancano di figure autorevoli, a Dubai si sta per aprire il più grande Apple Store del mondo. 

Ah, un’altra cosa. Nel libro di Houellebecq il partito islamico moderato tiene per sé un solo ministero: quello dell’educazione.