È l’alba alla Porta di Damasco. I venditori ambulanti allestiscono le loro bancarelle, per prime quelle di frutta e verdura, con pomodori e banane a buon prezzo. Poi arrivano i venditori di pane, pane molto speziato, pane di sesamo con sapore affumicato. Viene accompagnato da uova per la miglior colazione che si possa fare all’ingresso della Città vecchia di Gerusalemme.

Qui, a trecento metri dalla Spianata delle moschee, Mohammed, 19 anni, ha tirato fuori un coltello per attaccare la pattuglia di soldati israeliani che gli aveva chiesto di identificarsi. I soldati hanno sparato e il suo corpo è rimasto senza vita sul selciato di pietra bianca. Mohammed, accecato dall’odio, non ha visto le bancarelle di pane e di frutta. 

Mohammed (19 anni) e Maria Angeles (22 anni) in apparenza non hanno nulla in comune. Forse la vicinanza al Mediterraneo, ma su sponde diverse, perché Maria Angeles viveva nel sud della Spagna ad Almonte (nella provincia di Huelva, in Andalusia), una cittadina fatta di case bianche, pini e pascoli: uno dei posti più belli che si possa sognare. Maria Angeles, di famiglia cattolica, e Mohammed, musulmano palestinese, hanno deciso di attraversare la linea rossa, di far parte del partito del nulla, di trasformarsi in terroristi e di uccidere. Maria Angeles fino a un anno fa era fan di un gruppo hard rock, ora è in carcere per aver tentato di unirsi all’Isis: si è lasciata attirare dai jihadisti attraverso internet.

Mohammed e Maria Angeles sono responsabili delle loro decisioni, mai nessuno è “obbligato” dalle circostanze a ricorrere alla violenza. Entrambi hanno amici che vivono nella loro stessa condizione, ma la stragrande maggioranza non ha impugnato il coltello, non ha voluto diventare sposa o sposo della morte. Delle “circostanze” sono responsabili gli adulti. Mohammed ha cercato, senza che ciò lo giustifichi, un “falso rimedio” nel coltello perché i jihadisti che hanno guadagnato terreno in Palestina hanno diffuso in internet la notizia che Israele intendeva modificare lo status della Spianata delle moschee, dove si trova la Moschea di al-Aqsa (il terzo luogo più sacro dell’Islam). 

A luglio la polizia israeliana era entrata nella moschea dopo che alcuni ultra-ortodossi avevano deciso di andare a pregare in quel luogo a loro vietato. Dal 1967 gli ebrei possono pregare al Muro del pianto, che si trova alla base della Spianata, ma non posso farlo dentro essa. C’è una frontiera invisibile. Netanyahu ha lasciato passare settimane prima di smentire la notizia. Se l’avesse fatto prima forse avrebbe disarmato i maggiori nemici di Israele: gli estremisti che contrastano l’Autorità nazionale palestinese per “conquistare” l’anima dei giovani come Mohammed.

Netanyahu e Abu Mazen hanno fallito con i giovani palestinesi e israeliani. Il primo si è gettato in mano ai coloni e agli ultra-ortodossi, che giustificano un’umiliante occupazione della Cisgiordania e un sistema di checkpoint e muri che porta i palestinesi all’esasperazione. Mentre la Cisgiordania è piena di insediamenti, mentre jeep e veicoli blindati con la bandiera israeliana pattugliano un terra che il diritto internazionale dice essere dei palestinesi, mentre molti di questi ultimi vivono dietro a muri e devono passare controlli militari per uscire di casa o fare giri chilometrici per farvi ritorno, mentre i coloni continuano a estendere i loro quartieri fortificati, gli estremisti hanno vita facile. 

Se dalla parte israeliana non ci sono grandi leader, lo stesso si può dire per quella palestinese. È logico che i giovani guardino con scetticismo Abu Mazen e il suo governo. Il suo precedessore, Arafat, non ha voluto accettare gli Accordi di Camp David II (2000), mentre lui non è riuscito a materializzare il contenuto degli Accordi di Oslo (1993) e lo Stato palestinese non è mai divenuto realtà. La Cisgiordania vive sepolta nella povertà e nel malgoverno, soffre di un’endemica corruzione e la popolazione non ha visto i frutti di milioni di dollari stanziati in aiuti internazionali.

La responsabilità degli adulti intorno a Maria Angeles non è minore, anche se più difficile da identificare. Questa ragazza spagnola, come decine di migliaia di europei, voleva diventare terrorista per riempire il vuoto che sente nel petto. Gli europei esportano in Medio Oriente jihadisti che non sono cresciuti in ambienti musulmani (non si può parlare di uno scontro di civiltà). Possiamo continuare a lamentarci e a chiedere un rinnovamento morale del continente, ma questa non sembra essere la strada giusta.

I nostri ragazzi si annoiano e la noia è di una tale intensità (dal rock alla jihad), la destrutturazione così grande e la cecità così netta che alcuni cercano una via d’uscita nella violenza. Il tema è molto serio: non vedono né la bellezza della Porta di Damasco, né quella di Almonte. Bisognerà applicare tutte le soluzioni politiche, economiche e di sicurezza necessarie. Il peso della legge (non la morte in mezzo alla strada) deve cadere su coloro che commettono un omicidio. Ma presto o tardi bisognerà affrontare il dilemma finale: o ci arrendiamo o proponiamo una bellezza più radicale del nichilismo dei jihadisti.