“In quei giorni, dopo quella tribolazione (nello stesso capitolo Gesù parlava di un abominio della devastazione) il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo, e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria…Non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga…Quanto però a quel giorno o a quell’ora nessuno lo sa…” (Mc. 13,24 ss)
Qui è il Signore che parla: prevede tempi difficili, disorientanti. Quando furono scritte queste parole i cristiani vivevano nelle terribili persecuzioni di Nerone e Domiziano. Gesù, parlando di tribolazione e di devastazione, prevede la grande tragedia della distruzione del Tempio di Gerusalemme; altre parti del suo discorso riguardano la fine del tempo. Quando tutto finirà, proprio in quel momento, il Figlio dell’Uomo verrà con la sua gloria e con la sua potenza.
Sono realtà, fatti, avvenimenti che vanno oltre la storia, ma che si preparano già dentro la storia. Proprio quando il cristianesimo sembrava finire, sotto questi momenti atroci e difficili, proprio allora si diffuse in tutto il mondo. Quante voci si sono levate nel tempo, quante pseudo-profezie hanno preteso di annunciare la fine del mondo, di conoscere i tempi e i modi di questa fine. Eppure Gesù taglia corto: quanto a quel giorno o a quell’ora nessuno lo sa. Queste parole di Cristo evidentemente sono orientate alla storia futura e alla storia presente. Quale atteggiamento assumiamo noi di fronte a queste parole, a queste premonizioni contenute nel capitolo 13 di San Marco? La storia cammina, guidata da Dio, verso un termine ultimo. La fede ci dice che la fine sarà un inizio senza fine. La sua manifestazione con grande potenza e gloria, sarà il traguardo di tutta la storia: egli darà senso a tutto e chiarirà il senso di tutto. Nella lotta perenne tra il bene e il male, sarà lui il vincitore.
Dio e non solo l’uomo – come sembra prevalere nella mentalità moderna – è il protagonista della storia che cammina verso una salvezza definitiva. La promessa di Dio è ampia, anche quando le circostanze presenti sembrano contraddire questa promessa o almeno tendono a differirla sempre più in là. Gli “ultimi tempi” sono descritti come tempi di guerre e di lotte tra nazioni, di terremoti e di carestie, di catastrofi cosmiche. E’ quanto sta già accadendo sotto i nostri occhi. Basta pensare all’enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” che fa di tutto per aprirci gli occhi sulla tragedia ecologica a cui andiamo in contro. Secondo alcuni studi in poche generazioni l’occidente ha consumato riserve di combustibili fossili generate in milioni di anni. Nell’atmosfera l’anidride carbonica e il metano sono aumentati pericolosamente; le riserve idriche sotterranee si stanno rapidamente esaurendo; gli ecosistemi marini e costieri si stanno alterando; sono stati distrutti il 50% degli ambienti di mangrovie e il 50% delle zone umide; il 22% delle zone marine di pesca sono esaurite, il 44% è al limite; negli ultimi 10 anni le immissioni globali di carbonio sono aumentate del 9%. Con questo regime cosa accadrà? Qualcuno dice che il mondo potrà andare avanti non più di 50 anni.
La parola tribolazione vuole anche renderci consapevoli che dentro la storia contemporanea agiscono forze malefiche e potenti, che incombono su di noi con un potere malvagio. Bisogna essere ciechi per non vedere quanto è forte il male dentro la storia, così forte che siamo tentati di pensare che tutto è destinato ad una fine perversa. Probabilmente ci attende un grande e lungo cammino di sofferenza. Che cosa è rimasto del Tempio di Gerusalemme? È rimasto “il muro del pianto”; nel frattempo altri muri si stanno innalzando sotto i nostri occhi: anche questi sono “muri del pianto”. Una grande angoscia ci prende davanti alla grande tribolazione in cui oggi vivono milioni di uomini, donne e bambini.
E tuttavia al centro di questa profezia c’è l’annuncio di un ritorno di Cristo che sarà visibile a tutti. La vittoria finale sarà di Gesù crocifisso, del suo amore e della sua misericordia. Ora noi viviamo il tempo intermedio, in cui tanti avvenimenti a cui fa riferimento Gesù sono già accaduti (il trionfo dei Flavi con la distruzione di Gerusalemme) e altri avvenimenti accadono sotto i nostri occhi. Queste parole di Cristo bisogna leggerle alla luce del Giubileo della misericordia che è alle porte. Noi cristiani abbiamo la speranza certa che l’ultima parola sulla storia non la dirà l’ingiustizia, e che oppressori e vittime non potranno sedere a lungo allo stesso tavolo. Diceva Benedetto XVI nell’Enciclica Spe Salvi al n° 43: “Esiste la giustizia. Esiste la revoca della sofferenza passata, la riparazione che ristabilisce il diritto.” Le circostanze storiche alle quali fa riferimento il Vangelo non sono diverse dalle nostre. Il nostro sguardo è rivolto alla fine dei tempi e contemporaneamente, è rivolto al presente. Nessuno può datare o impossessarsi di queste parole di Gesù.
Il Signore ci invita a vigilare perché quando il Signore ci introdurrà nella sua eternità ci trovi degni di vivere con lui. Nell’attesa di nuovi cieli e nuova terra camminiamo verso la patria. Diceva Sant’Agostino: “Canta come il viandante, canta e cammina, senza deviare, senza indietreggiare, senza voltarti. Qui canta nella speranza, lassù canterai nel possesso. Questo è l’alleluia della strada, quello l’alleluia della patria.”
L’Eucarestia ci dà la sicurezza di partecipare fin d’ora alla realtà della vita nuova. Il mondo finisce quando finisce in noi la speranza. Le parole di Cristo sono sorgenti di speranza per il nostro presente.