Due persone sono rinchiuse a Ramo Verde, la prigione di Los Teques, cittadina venezuelana. Le ha fatte arrestare Maduro per la loro lotta in favore della libertà. Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, è stato appena messo dentro con l’accusa di cospirazione, mentre Leopoldo Lopez è prigioniero ormai da un anno, quando le proteste contro il Presidente infuriavano.

Ledezma e Lopez hanno due caratteri molto diversi, ma una cosa li accomuna: un modo di fare politica molto legato alle persone. Hanno superato quella partitocrazia delle élites degli anni Novanta che ha reso possibile l’ascesa di Hugo Chavez al potere. La lotta degli ultimi anni li ha posti agli antipodi di quel vizio latinoamericano, presente sin dall’indipendenza, che genera tanta disuguaglianza e che rende instabile la vita democratica.

Ho conosciuto Antonio Ledezma quando Hugo Chavez lo aveva appena rimosso dal municipio. Si tratta di un uomo calmo, maturo. Nonostante le pressioni del regime ha mantenuto il suo incarico per molti anni. Il suo arresto è una violazione dei diritti fondamentali. Ed è incredibile la reazione fredda che si è registrata nella Comunità internazionale. Soprattutto imbarazzante è la tiepidezza dell’Organizzazione degli stati americani (Osa).

Leopoldo López l’ho incontrato nei giardini dell’Università Andres Bello in una tavola rotonda organizzata dall’Happening di Caracas. Allora gli era già stato vietato di fare attività politica. Si stava quindi dedicando a sostenere il suo movimento viaggiando in diverse città. “Quello che ci è mancato in Venezuela – mi spiegava – è la società civile, una politica fatta dalla base, il protagonismo della gente”. 

Leopoldo è tutto passione e movimento. La sua permanenza in carcere potrebbe trasformarlo nel Mandela del Venezuela. Pochi giorni fa la Cnn gli ha fatto un’intervista in cui ha mostrato la sua forza: “Mi alzo alle 5 meno un quarto del mattino e inizio la giornata pregando Gesù. Non voglio che nel mio cuore regni l’odio o il rancore. Quello di cui abbiamo bisogno è un Paese in cui tutti i diritti siano garantiti a tutti.” Quell’Happening svoltosi nel 2009 era intitolato “O protagonisti o nessuno”. Nel suo discorso aveva sostenuto la necessità di superare la polarizzazione nazionale, la trappola del chavismo che vuole portare l’intero Paese in una spirale di violenza. Le sue parole alla Cnn mostrano che Leopoldo, detenuto, è protagonista più che mai della sua vita e che può esistere un Venezuela riconciliato.

La sua battaglia e quella di Ledezma sarà lunga. Il regime di Maduro è economicamente agonizzante, ma questo non significa che cadrà presto. A differenza di altri populisti come Correa in Ecuador ed Evo Morales in Bolivia, il Presidente venezuelano non ha reso sostenibile il suo modello. Il Venezuela è il Paese con la più alta inflazione al mondo, manca tutto e le code per ottenere i beni di prima necessità sono eterne. Particolarmente grave è la carenza di farmaci che causa quello che alcuni chiamano un “genocidio silenzioso” dei malati. I proventi del petrolio sono diminuiti drasticamente, con il calo dei prezzi del greggio. Ma la spesa pubblica viene ancora usata per soddisfare le cosiddette “missioni popolari”, con cui si comprano voti e si estende il clientelismo. 

La compagnia petrolifera Pdvsa è stata letteralmente saccheggiata con trasferimenti a Cuba e Cina. Il Paese con maggiori risorse petrolifere mondiali, a causa dell’inefficiente gestione, è diventato un importatore di questa materia prima. L’ossessione interventista di Maduro impedisce all’economia di migliorare. Così si prolunga l’agonia e il controllo istituzionale dei media da parte del regime continuerà a rendere più complicato il lavoro dell’opposizione.

Quest’anno i venezuelani hanno un appuntamento importante con le urne. E sarebbe importante che l’attuale maggioranza semplice del chavismo diventasse una maggioranza semplice dell’opposizione. Ciò richiede un’unità delle forze democratiche che finora non è stata possibile. Maduro non lascerà immediatamente il potere, ma a Ramo Verde c’è già il Venezuela del futuro. Un Venezuela che prega all’alba e che parla di riconciliazione.