Ho parlato questa settimana con un gruppo di giovani che si preparano all’esame di maturità. Quando sono stati invitati a fare domande, qualcuno ha espresso angoscia davanti alle scelte forti che doveva affrontare nello scegliere la facoltà per l’anno venturo. Si sentiva molto in ansia per questa situazione e poco libero. Come può essere — ha chiesto — che uno si trovi davanti a scelte da compiere e al tempo stesso in questa situazione si trovi senza libertà? Ha poi fatto notare come alla fine, fatta la scelta, questa facoltà di scegliere non esiste più, così che non si è più liberi.
Questa domanda mi ha colpito per due motivi: il primo, perché mi ritrovavo molto in quelle parole, ricordando un disagio simile quando ero giovane come lui; il secondo, perché mette il dito su una contraddizione nel modo in cui normalmente definiamo la libertà.
Mi ricordo bene la frustrazione che provavo in quella fase della mia vita; oltre al dover affrontare una difficilissima situazione economica, non sentivo nessuna preferenza particolare per le varie opzioni. Come si può sapere cosa scegliere? Come si può sapere quale studio è quello giusto? È un dilemma simile a quello di sapere se la persona che uno sta per sposare è veramente la persona per lui, oppure no (…non sarà invece un’altra?).
Innanzitutto, il rischio fa parte di quel brivido fantastico che si chiama vivere. Il fatto è che uno normalmente non sceglie perché ha la certezza di aver trovato l’unica persona cui è stato destinato. Uno scopre che l’altro è quello giusto perché l’ha scelto. Lo sposo è unico per la sposa perché lei l’ha sposato. E’ un po’ così anche per la facoltà, anche se in modo meno definitivo. Puoi scoprire che quella è la tua strada solo rischiando, solo vivendola. È pazzesco. Si chiama vita.
Ma la questione più seria sollevata dal giovane maturando è quella della libertà. Qual è il rapporto tra “fare delle scelte” e libertà? Lo studente ha identificato una contraddizione: se essere libero vuole dire avere la possibilità di scegliere, allora cosa succede quando decidiamo? Perdiamo la libertà? Sembrerebbe proprio così, dato che se hai fatto la scelta, allora le opzioni non ci sono più. Ma se è così, allora per rimanere libero uno non dovrebbe mai scegliere seriamente o definitivamente. La stessa cosa che dire che non puoi scegliere, e se non puoi scegliere allora non sei libero. Un vero pasticcio.
La libertà, invece, non consiste nell’avere opzioni, ma nel dire di sì a qualcosa che credibilmente ti promette la vita attraverso la verità, la bontà, e la bellezza. La libertà si vive dentro la capacità umana di aderire a qualcuno, a una proposta, fino in fondo. Più questo “sì” è definitivo, più l’esistenza è rischiata dentro l’abbraccio a un’ipotesi positiva, più l’umanità è esaltata. E più la vita intera è implicata nel “sì”, più uno vive con una identità irriducibile, un volto inconfondibile, una personalità matura che sa guardare all’altro pieno di una compassione per il dramma umano, il dramma della libertà.
A tutti i miei giovani amici che affrontano la maturità e stanno davanti alle loro prime scelte col desiderio di dare una forma sempre più precisa alla loro vita, dico di non avere paura. Il criterio esiste! Colui che ti invita ad un rapporto che vuol essere eterno, un rapporto con la fonte della vita stessa, con la verità e con l’amore in persona, ti farà vivere un riconoscimento sempre più limpido e avventuroso. Scegliete per poter aderire di più alla Sua vita, e sarete davvero liberi.