Meeting, il punto della riscossa

Incontri, mostre, lavoro volontario e testimonianze: anche la 36esima edizione del Meeting di Rimini comunica un'esperienza originale nel "crollo di antiche sicurezze". ALBERTO SAVORANA

«Il supremo ostacolo al nostro cammino umano è la “trascuratezza” dell’io. Nel contrario di tale “trascuratezza”, cioè nell’interesse per il proprio io, sta il primo passo di un cammino veramente umano. Sembrerebbe ovvio che si abbia questo interesse, mentre non lo è per nulla: basta guardare quali grandi squarci di vuoto si aprono nel tessuto quotidiano». 



Queste parole di don Giussani, scritte esattamente vent’anni fa, collocano il Meeting 2015 nel contesto di una sfida epocale, che l’allora cardinale Ratzinger descriveva come «crollo di antiche sicurezze», prima fra tutte l’evidenza di un io reale e consistente.

Lungi dal diventare il pretesto per una sterile critica o, peggio, per un lamento contro un mondo che ha smarrito i valori tradizionali, la situazione descritta offre l’occasione per rimettere al centro quel supremo interesse che è l’uomo nella concretezza della sua esistenza.



Il Meeting 2015 vuole offrire un contributo a questa ripresa di interesse per l’uomo, e lo fa già dal titolo scelto per questa XXXVI edizione, tratto da un poesia di Mario Luzi: «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?». Continua il poeta: «Di che? Rotta la diga t’inonda e ti sommerge la piena della tua indigenza. Viene forse viene, da oltre te un richiamo che ora perché agonizzi non ascolti. Ma c’è, ne custodisce forza e canto la musica perpetua… ritornerà. Sii calmo».

Ma come?! Proprio la cosa più fragile e bistrattata, cioè l’io, sarebbe il punto della riscossa? Il Meeting cercherà di mostrarlo non con discorsi o teorie su come dovrebbero andare le cose, ma mettendo davanti a tutti alcuni esempi di persone che stanno già facendo i passi di un cammino umano; glielo impone la loro stessa natura, costituita da una trama di esigenze – verità, giustizia, felicità, amore – che spinge a non fermarsi all’apparenza, ma a cercare una ragione adeguata per vivere.



Il fatto stesso che l’uomo desideri la verità, la giustizia, la felicità, l’amore, è per il presentimento che una risposta c’è; in caso contrario, saremmo “sbagliati”, perché dotati per natura di esigenze destinate a non trovare mai l’oggetto della loro soddisfazione. Nessun uomo si rassegna a una vita senza senso, e tutto ciò che fa è per affermarlo: «Ciò che un uomo cerca nei piaceri è un infinito, e nessuno rinuncerebbe mai alla speranza di conseguire questa infinità» (C. Pavese).

Ma come ridestare un io che sia all’altezza di questo infinito, in un’epoca in cui tutto sembra destinato a crollare e a non avere durata, salvo le mode che, appunto, riempiono lo spazio di una stagione? L’uomo non ci riesce con le sue analisi e strategie, e ogni suo sforzo è come un vagare nel deserto. Deve accadere qualcosa, «un imprevisto è la sola speranza», dice Montale.

Per questo il Meeting dedica una grande mostra alla figura di Abramo, nel quale emergono i fattori costitutivi del volto umano. «Abramo. La nascita dell’io»: Giorgio Buccellati e don Ignacio Carbajosa ci guidano in un viaggio entusiasmante alla scoperta dell’io nato dalla chiamata di Dio: un uomo che si concepisce come rapporto con un tu, che ne fa un protagonista nuovo sulla scena del mondo, inizio di un popolo nuovo. Non è archeologia, ma la riscoperta della struttura permanente del cammino umano, e quindi è un contributo per affrontare il presente con la speranza di non soccombere.

In questo senso, Joseph Weiler, don Julián Carrón e Monica Maggioni saranno protagonisti di un dialogo sull’urgenza di generare un soggetto − alla maniera di Abramo – capace di comunicare la bellezza disarmata di un di più di umanità, l’unica in grado di destare curiosità e desiderio nella gente che cerca – a volte anche percorrendo strade che non portano da nessuna parte − una ragione per cui valga la pena nascere, vivere e morire. «La lotta con il potere è a questo livello. Un io così è la vittoria sul potere, sul tentativo del potere di ridurlo nello slancio del suo desiderio, di appiattirlo. Per un io così le offerte del potere sono briciole, perché sa che nessuna elargizione può bastare, nessun posto al sole è sufficiente per un io cosciente del proprio bisogno, ed è l’unico che veramente riposa: “Ci hai fatto, Signore, per Te e il nostro cuore è inquieto fin quando non trovi riposo in Te”» (don Carrón).

Il Meeting 2015 vuole seguire le tracce di Papa Francesco, che indica a tutti la priorità dettata dall’urgenza dei tempi: alimentare il desiderio della testimonianza, perché «solo così si può proporre nella sua forza, nella sua bellezza, nella sua semplicità, l’annuncio liberante dell’amore di Dio e della salvezza che Cristo ci offre. Solo così si va con quell’atteggiamento di rispetto delle persone».

Rispondendo a Italo Calvino, che dichiarava di non avere alcun desiderio di conoscere i giovani fascisti così diversi da lui, Pier Paolo Pasolini scriveva nel 1974: «Al contrario noi dovremmo far di tutto per incontrarli. Essi non sono i fatali e predestinati rappresentanti del Male. È una atroce forma di disperazione e nevrosi che spinge un giovane a una simile scelta; e forse sarebbe bastata una sola piccola diversa esperienza nella sua vita, un solo semplice incontro, perché il suo destino fosse diverso». Un incontro, appunto, una testimonianza.

Chi può impedire la libertà di questa testimonianza? Organizzatori e volontari del Meeting intendono offrirla anche quest’anno a tutti coloro che lo visiteranno. Buon Meeting a tutti.

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