In Spagna il “rientro” è segnato dal calendario elettorale: manca meno di un mese alle elezioni in Catalogna, che i sostenitori dell’indipendenza vorrebbero plebiscitarie. Ma la scadenza elettorale del prossimo 27 settembre non è un referendum. La legge e la Corte costituzionale descrivono in modo chiaro quali sono i casi nei quali si può tenere un referendum. Le elezioni delle regioni autonome sono solo, appunto, elezioni. Tuttavia, dal risultato delle elezioni del 27 settembre dipende la possibilità che entro qualche mese possa esserci una dichiarazione unilaterale di secessione.
Al momento è difficile ogni previsone sui risultati delle elezioni. Le inchieste indicano una sostanziale parità tra le forze che sostengono l’indipendenza e quelle in favore di una Catalogna spagnola. E’ molto probabile che, alla fine, il fattore decisivo sia la lista di Podemos. Gli ultimi sondaggi, però, segnalano una maggioranza di catalani contrari alla creazione di un nuovo Stato. L’uscita immediata dall’euro, conseguenza dell’indipendenza, ha provocato “diserzioni” tra i partigiani della secessione. In alcuni casi ci si trova di fronte a una società divisa a metà, nella quale la contrapposizione politica si è trasferita perfino nell’intimo delle famiglie. Ci sono ormai cose di cui non si può parlare a meno di essere tra gente che la pensa allo stesso modo.
Vi sono ragioni sufficienti per affermare che una Catalogna spagnola è preferibile a una Catalogna indipendente, ragioni che riguardano la titolarità della sovranità, ragioni storiche, ragioni economiche. L’unità è un bene. E in questo caso, l’unità è una garanzia di maggior libertà, libertà per le persone e per le componenti sociali.
Il fatto che sia più ragionevole l’unità non impedisce di ascoltare e di cercare di capire le ragioni che portano alcuni a difendere l’indipendenza. Dietro queste motivazioni non vi è solo un sistema di idee da contraddire o da sconfiggere, bensì vi sono persone che incanalano in un progetto politico le loro aspirazioni di felicità e pienezza umana. E’ evidente che la forma dello Stato, qualunque essa sia, non sarà mai all’altezza di questo desiderio.
Tuttavia, le aspirazioni, condivise nella loro radice ultima sia dai sostenitori di una Catalogna spagnola che da quelli di una Catalogna indipendente, portano a un terreno comune che deve essere esplorato. Un territorio sconosciuto, perché parlando di ciò che ha che vedere con la felicità e il senso della vita si parla delle cose ultime. Siamo tutti sottoposti a una censura diabolica, perché l’ideologia e il potere pretendono di impedire che ci riconosciamo in questo fiume silenzioso e ostinato che ci porta a prender parte per una o l’altra delle soluzioni.
I dettagli delle due soluzioni devono essere discusssi, ma dobbiamo iniziare anche una discussione, tuttora inedita, su ciò che cerchiamo veramente nel sostenere le nostre posizioni.
L’altro, nel sostenere una posizione differente dalla mia, rappresenta un bene. Non solo perché chiarifica i miei ragionamenti, ma perché ascoltarlo aiuta a capirmi meglio, a liberarmi delle ideologizzazioni. Nell’altro, come in me, l’opinione politica nasce, pur in un modo incosciente, dalla immensità del desiderio umano. Ripercorrere il cammino che porta dalla politica al desiderio e dal desiderio alla politica ci libera dalla ristrettezza di idee sempre prevedibili, sempre costruite a nostra misura.