Empietà è l’opera di chi distrugge. Siamo circondati da un progetto di distruzione, anche dell’antica civiltà e di distruzione dell’umano. Che cos’è la vita di una persona per gli scafisti che ammassano gente sui barconi come fossero animali, non importandogli nulla di chi nel percorso cade in mare o muore soffocato nelle stive? Cos’è la vita umana per chi ha deciso guerre senza alcun senso in Libia, in Siria, in Iraq? Ho trovato un pensiero di Pio XII: “A questa notte del mondo si è giunti perché si è voluti rendere Gesù estraneo alla vita, perché si è sollevato il popolo contro di lui, perché è stato tolto di mezzo…” (Pio XII, 1957). Empietà è tutto ciò che vuole spegnere la luce della ragione; ma Dio sa come rendere giustizia mandando Suo Figlio nel mondo. E’ giunto il momento di prendere in mano il testo con il quale Papa Francesco indice l’Anno Santo della Misericordia: Misericordiae Vultus. Questo sì che è un libricino da mettersi in tasca e iniziare a leggerlo e meditarlo con molta attenzione, perché l’atteggiamento distruttivo può entrare anche nelle nostre comunità cristiane con la maldicenza, l’invidia, come non si stanca di ricordarci il Papa nelle omelie del mattino. C’è un nemico che a tutti i costi cerca di distruggere quello che Dio semina nel cuore. Dopo l’empietà viene la chiusura del cuore, il non comprendere, e allora Gesù annuncia a tutti coloro che scendono i gradini della fede la via per risalire la china.
Per annunciare il Vangelo al mondo intero ha scelto dodici pescatori che hanno fatto fatica a comprendere la Sua missione, come vedremo nel Vangelo che si leggerà domani in tutte le chiese. Si fa fatica a capire che l’empietà sarà salvata solo dalla Croce. Su questo punto i discepoli sono così sconcertati che temono di porgli domande; e paradossalmente si mettono a discutere su chi di loro fosse il più importante. Qui vediamo tutta la pazienza che Gesù ha portato e porta con ciascuno di noi. Gesù non si sottrae a questa discussione e fa loro comprendere chi è veramente grande agli occhi di Dio: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
Il segreto per risalire è quello della Madonna che nel Magnificat canta: “Dio ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili”. Si racconta che un giorno frate Masseo chiese a San Francesco: “Perché tutto il mondo viene dietro a te?”.
San Francesco ci pensò un attimo e poi disse: “Vuoi sapere perché? Perché Dio fra tutti i peccatori non vide nessuno più vile di me. Per questo motivo Egli ha scelto me per confondere la nobiltà, la grandezza, la fortezza, la bellezza e la sapienza del mondo, affinché si sappia che ogni virtù ed ogni bene viene da Lui e non dalla creatura e nessuna persona possa gloriarsi” (FF 1838). E nella Lettera rivolta a tutti i fedeli: “Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio” (FF 199).
Ecco la strada che ci indica Gesù per risalire la china dell’empietà: essere puri e semplici come i bambini. “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie Me; e chi accoglie Me, non accoglie Me, ma Colui che mi ha mandato”. Come fare ad essere come i bambini? Ce lo insegna San Giacomo: “Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male” (Gc 4,2). Questa è la grande mancanza: la mancanza della preghiera. Noi non preghiamo o preghiamo male. La preghiera invece verrà sempre esaudita se fatta con fiducia e perseveranza.