L’integrazione è impossibile? Una risposta viene dall’esperienza di una strada che sembra in questi giorni il simbolo delle difficoltà per una convivenza pacifica fra diversi. Si tratta di via Padova a Milano. Mahmoud Asfa, direttore della Casa della Cultura islamica situata nella via multietnica milanese, ha spiegato a ilsussidiario.net perché ha invitato i suoi fedeli a partecipare alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare di sabato 26 novembre: “Guardiamo a questa iniziativa per imparare a collaborare al bene della città di Milano”.

Non è un caso isolato. L’Imam della moschea della Misericordia di Catania, Kheit Abdelhafi ha fatto lo stesso invito: “Il migliore di voi è colui che è più utile alla gente” ha detto ai suoi fedeli. Del resto la collaborazione tra il Banco Alimentare e gli islamici della città siciliana non è una novità: la Fondazione da tempo fornisce alla moschea cibo che viene distribuito a 180 famiglie disagiate, il 90% delle quali non islamiche. E’ un ponte che il Banco Alimentare ha costruito nel corso degli anni anche con esponenti di altre confessioni, ad esempio gli ortodossi, che vi partecipano da tempo, ma anche con realtà e associazioni laiche di ogni tipo.

Perché questo gesto appassiona così tante persone di fede e cultura diverse? La risposta è nel titolo della Giornata della Colletta di sabato 26 novembre: “La vita riparte da un dono”.

Spesso si ritiene che quel ponte fra razze, culture e religioni differenti continuamente invocato da papa Francesco sia un’utopia. Ma questo avviene perché si pensa che debba accadere attraverso analisi filosofiche o sociologiche, progetti economici o politici e quant’altro. Il titolo della Colletta di quest’anno ci ricorda che sono i semplici gesti di gratuità, quelli praticati dai grandi santi, così come da cittadini comuni, in tutte le epoche, ad avere unito i popoli. San Martino ufficiale romano originario dell’odierna Ungheria, nell’inverno del 335 regalò metà del suo mantello a un mendicante seminudo della Gallia. Un flusso continuo di gratuità, giunto fino alla suorina albanese, Madre Teresa, che ha speso la sua vita tra i mendicanti di Calcutta, è arrivato fino a oggi.

Questa settimana il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto una delegazione del Banco Alimentare, che ha definito una delle pagine più belle della storia di questo Paese, ricordando come la Colletta sia una proposta capace di risvegliare il desiderio di bene che è proprio del cuore di ognuno.

Se una persona vive con gratitudine la vita che gli è stata donata e tutto il bene che ha ricevuto, non può rimanere indifferente di fronte al bisognoso che incontra. “Amor che a nullo amato amar perdona” fa sì che, come il buon samaritano si faccia immediatamente tutto il possibile per chi è nella necessità. 

Nasce così l’atto semplice e immediato di donare subito qualcosa di sé, tempo e denaro, al prossimo che si incontra anche se è diverso per etnia, cultura e religione. E’ una goccia infinitesimale di fronte all’immane bisogno, ma una goccia che diventa un mare di carità.

Come i grandi santi o i filantropi non hanno mai risolto completamente i problemi immani che incontravano, il Banco Alimentare non può certo rispondere ai bisogni dei quasi cinque milioni di persone che vivono in stato di povertà assoluta o del milione e 131 mila minori che soffrono la fame (i numeri sono in crescita).

I 135.000 volontari e i 5 milioni di donatori che partecipano alla Giornata della Colletta Alimentare, sono però più facilmente aiutati a vedere nell’altro un bene, a rendersi conto che è possibile una convivenza con il prossimo, anche se è diverso. Così come fecero coloro che sono vissuti in epoche passate diffondendo una pratica di bene gratuito.

Nessuno è escluso. L’operato della Rete del Banco Alimentare aiuta a sfamare 1 milione e mezzo di persone attraverso 8100 opere di carità. Dall’ex calciatore e vice presidente dell’Inter Javier Zanetti, che da anni partecipa con i figli alla Colletta perché “si accorgano di chi ha bisogno”, fino a quel detenuto che l’ha organizzata in carcere per “aiutare chi sta peggio di me”, si può comprendere che non è vero che in questo mondo vincono sempre l’odio e l’indifferenza, ma che la forza dell’amore è più potente. E’ possibile davvero costruire un mondo migliore cominciando da subito e da chi abbiamo più vicino a noi.