In dicembre ho passato una decina di giorni in California per la morte di una mia sorella. Durante la mia permanenza sono andato a camminare in una foresta con mio fratello. Lui, che passa molto tempo camminando e anche correndo nella foresta, mi ha fatto vedere come tante delle querce erano cadute a causa di una malattia che sta attaccando le radici di questi alberi. Eravamo insieme in un luogo panoramico e guardavamo giù, verso la foresta, quando improvvisamente abbiamo sentito un grande “crack!” e in quel momento, proprio davanti a noi, un grande albero è caduto.

Fa impressione. Una grande quercia ha l’aria di una cosa che resta, che non crolla, forte e resistente com’è. Vedere una di queste crollare così, indebolita dalla malattia e dall’acqua che rende cedevole la terra, ma ha fatto riflettere su come anche le cose che dovrebbero durare possono abbandonarci da un momento all’altro.

Mi sembra, per alcuni aspetti, un’immagine adatta per rappresentare qualche evento dell’anno trascorso. Con il Brexit, l’elezione di un candidato così fuori degli schemi come Trump negli Stati Uniti e il No alla riforma costituzionale in Italia è come se cominciassimo a vedere i risultati di una malattia che sta attaccando le radici di un assetto politico-sociale in occidente che credevamo destinato a durare. È come se un trama di accordi ufficiali e non, visibili e invisibili, che hanno retto i rapporti internazionali e la politiche interne da decenni, un pezzo alla volta stesse cedendo. Dove ci porterà tutto ciò? 

Le pressioni indotte da due fenomeni legati fra loro hanno agito come i lunghi giorni di pioggia nella foresta, rendendo molle la terra e preparando così le condizioni del crollo che la malattia rende inevitabile: il terrorismo e le ondate di migranti, sopratutto migranti musulmani, hanno agito rendendo più evidente un deficit di fiducia davanti alla traiettoria storica che chi ha il potere sta costruendo. E questa sfiducia ha indotto i popoli a fare scelte inimmaginabili fino a poco tempo fa. Scegliere Trump, per esempio, è stato come lanciare una bomba nella vita politica, è stato come decidere che le cose erano così marce che era meglio travolgere il sistema invece di continuare sulla strada presa finora.  

È stato giusto o no? Quando mia madre mi ha chiesto a caldo cosa pensavo del risultato delle presidenziali americane, ho detto che ero euforico per la caduta della Clinton, per l’uscita di scena di una politica corrotta e palesemente ostile alla libertà religiosa, nonché perversa nella sua visione della vita familiare e sociale. Sentivo dentro un senso di liberazione così forte da aver sorpreso perfino me stesso. 

Allo stesso tempo ero e sono molto preoccupato per l’imprevedibilità del nuovo presidente, per le incertezze che porta in questioni fondamentali per la società e il mondo. 

Vuol dire che sono pessimista per quello che ci attende, per il futuro verso cui questo capodanno ci porta? No, non lo sono. Non lo sono perché, se non altro, ho visto una cosa quest’anno che mi ha riempito di un così grande stupore che non posso non guardare all’avvenire con una curiosità piena di anticipazione positiva. Dopo un anno di colloqui personali, a settembre ho battezzato una giovane studentessa universitaria cinese. Ho visto meravigliato come questa ragazza, dentro una forte compagnia cristiana, sia cambiata di settimana in settimana, trasformandosi profondamente in mentalità e in animo. Era come una spugna che assorbiva continuamente cose meravigliose, che nemmeno io vedevo finché non hanno cambiato lei. E lei, con il battesimo e dopo, è diventata un faro di luce, di stupore, di crescita, di gratitudine e di speranza. Vedo in lei qualcosa di nuovo che sta entrando nel mondo.  

Non so dove ci porteranno i cambiamenti che vediamo intorno a noi, ma so che in tutto questo il Mistero buono sta tessendo una storia e un avvenire verso cui guardo con fiducia e speranza. Insomma sono convinto che il 2017 sarà anch’esso un anno del Signore, la rivelazione di un Dio misericordioso.