Oggi in Russia si parla molto di “optimizacija“, razionalizzazione, probabilmente come in tutti i paesi in crisi economica; i tagli alla spesa colpiscono pesantemente in tutti i campi.
Adesso è il turno delle biblioteche e Mosca, come sempre, fa da battistrada. La tesi ufficiale è che le biblioteche sono troppe, pletoriche, non hanno nessuna resa economica.
La chiamano “riforma del sistema bibliotecario” e vuole accorpare le biblioteche per ridurre l’esubero di dipendenti e anche di libri. A Mosca si prevede di ridurle del 30 per cento, però non è chiaro chi e con quale criterio sceglierà i libri da mandare al macero, probabilmente qualche funzionario del Dipartimento cultura. Il nuovo regolamento prevede anche che le biblioteche assumano una funzione più ricreativa, con attività possibilmente a pagamento; inoltre sarà centralizzato l’acquisto dei libri. Insomma si vuole maggior controllo.
La ferrea legge dei numeri colpisce inesorabilmente anche là dove il buon senso suggerirebbe di astenersi, così il 14 aprile è stata annunciata la chiusura (poi rimandata) della piccola ma gloriosa Biblioteca Dante Alighieri di Mosca. La cosa ha suscitato vivaci reazioni nel pubblico, sono state fatte tumultuose assemblee, intraprese svariate azioni di protesta, tra cui la lettura pubblica della Divina Commedia. Ma l’operazione di razionalizzazione va avanti, mostrando di seguire una logica che non è solo quella del risparmio: così si è deciso di licenziare la direttrice della Biblioteca Turgenev, Aleksandra Vachruševa, che ha dimostrato in passato grandi capacità e ha inventato iniziative di successo come la “Biblionotte” e “Mosca che legge”, un vagone della metropolitana attrezzato a biblioteca.
La gente si chiede: perché lo fanno? Un direttore, tanto più se è capace e pieno d’iniziativa, non è un peso morto per l’amministrazione anzi, tagliare via la creatività è sempre controproducente. Allora viene da pensare che forse per qualcuno razionalizzare significa eliminare l’iniziativa, ogni possibile posizione indipendente, persino nella scelta dei libri da leggere. Tutto questo palesa un certo timore nei confronti della cultura, ma in fondo è anche un omaggio indiretto al suo ruolo e alle possibilità che offre se la si prende sul serio, non come una cosa astratta e per pochi eletti, ma come una vera occasione per realizzare la propria umanità.
Alcuni in effetti avevano già capito che la cultura, il gusto del bello, offre una chance per rimettersi in moto (non nel senso della optimizacija), e così, in un paese immenso che soffre di grandi disfunzioni, dove al primo posto stanno gli enormi problemi sanitari che assorbono totalmente i frutti del crowdfunding, qualcuno ha pensato che valesse la pena investire soldi, e soprattutto fantasia ed energie (visto che di soldi ce ne sono pochi), anche per sostenere le piccole biblioteche di tanti centri abitati depressi della Russia profonda. Ed è difficile immaginare quanto possano essere desolati certi piccoli centri provinciali senza prospettive, né bellezza, né lavoro. È davvero qualcosa di inimmaginabile.
Appunto per uscire da questa palude qualche bibliotecario speranzoso ha cercato aiuto in internet, e lo ha trovato. Tutto è iniziato dalla lettera della bibliotecaria di Novochovansk, regione di Pskov, signora Valentina I.: “Alla fine di marzo, nella settimana del Libro per bambini, la nostra biblioteca organizza l’attività ‘Ti mostro il Museo’, per far conoscere ai nostri ragazzini di campagna le meraviglie dei grandi musei. C’è anche un concorso di disegno, ma ci vogliono matite colorate, pennarelli. Per via della crisi non ci danno i soldi per queste cose. Ci aiuti se può, per favore!”.
L’appello è stato rilanciato su Facebook: “Allora, lo facciamo?”. Molti hanno detto subito di sì.
Poi la cosa si è allargata a vista d’occhio: incoraggiato dal successo di Valentina un altro centinaio di bibliotecari ha chiesto aiuto: domanda e offerta si sono incontrate. Così, mentre la pubblica amministrazione razionalizza, chiude e licenzia, la gente si arrabatta per tenere aperto e rilanciare; e la cosa funziona.
La conclusione viene ancora da Facebook e vale anche per noi: “Chiudere le biblioteche ci porterà all’imbarbarimento. Ciò che veramente minaccia la nostra patria è questo. Signora Valentina, lei da sola vale tutto il nostro esercito!”.