La notte elettorale in Spagna ha portato molte sorprese, in maggioranza positive. Il Pp recupera 600.000 voti e aumenta il numero dei deputati (14 in più). La coalizione Unidos Podemos non supera, come invece era previsto, i socialisti e perde un milione di voti rispetto a dicembre, con un declino significativo a Madrid. Il Psoe è quindi il primo partito di sinistra, mantiene gli stessi voti, anche se ha 5 deputati in meno. Ciudadanos perde 400.000 voti (recuperati dal Pp) e 8 seggi.
L’avanzata del populismo in Spagna, fortunatamente, non è stata così rapida come si pensava. Ancora non è chiaro se Podemos potrà nel futuro immediato avere chance di governo. Un numero considerevole di suoi elettori forse è rimasto a casa oppure è tornato a votare Psoe. Iglesias, leader della formazione viola, non sembra più l’uomo del destino destinato alla vittoria. Il timore di un suo trionfo e la Brexit hanno sicuramente tolto dall’astensione decine di migliaia di votanti del Pp stanchi per via della corruzione.
Il messaggio del voto utile di Rajoy ha funzionato togliendo peso a Ciudadanos. La somma dei deputati di Pp e Ciudadanos (169) è molto vicina alla maggioranza assoluta (176). Difficile pensare che Ciudadanos non appoggi un’investitura di Rajoy. Resta da vedere cosa farà il Psoe. Il discorso del Segretario generale dei socialisti Pedro Sánchez dopo i risultati sembra mostrare un atteggiamento diverso rispetto ai veti degli ultimi sei mesi: potrebbe quindi astenersi nel voto su Rajoy. Se dunque verranno superati i blocchi dei mesi scorsi, la Spagna avrà un Governo formato da Pp e Ciudadanos.
Questo non significa però che tutto sia a posto. Il Pp deve urgentemente rinnovarsi. Rajoy dovrebbe cominciare a lavorare quanto prima per una successione ordinata. Il Psoe ha di fronte l’immensa sfida di ricostruirsi. È stato un sollievo non vedersi superare da Podemos, ma il partito è ai minimi storici e il rischio di perdere la leadership della sinistra non è stato eliminato. Ciudadanos è rimato un partito-cerniera, con un ruolo inferiore a quello immaginato dai suoi leader. Se vuole mantenere il suo spazio, che è più nel centrodestra che nel centrosinistra, dovrà maturare e superare certe arroganze. Il fatto che Podemos non sia diventata la seconda forza non vuole dire che il populismo sia sparito dalla scena politica spagnola. La legislatura sarà quindi difficile, ci sono importanti sacrifici in sospeso che alimenteranno il vittimismo populista, da contrastare superando la polarizzazione, facendo pedagogia e richiamando alla responsabilità collettiva.
Fortunatamente c’è stata un’ampia vittoria delle forze moderate, cosa che dà un po’ più di tempo, stabilità economica e respiro per portare avanti le grandi riforme rimaste incompiute (educazione, sistema produttivo, struttura territoriale). Ci sono però tre obiettivi urgentissimi: un’autentica rigenerazione democratica che avvicini la vita politica alla società; un dialogo che porti i partiti fuori dall’autoreferenzialità; un’educazione popolare alla capacità critica che permetta di superare i sogni utopici. Sono questioni che i governi di centrodestra, che hanno peccato di tecnocrazia, non hanno voluto affrontare finora.