Sono un pochino vergognoso della mia reazione davanti alla morte di Padre Jacques Hamel, l’anziano prete francese che è stato sgozzato durante la messa da due uomini al grido “Allahu Akbar!”. Il suo martirio mi ha colpito profondamente e dolorosamente. Allora perché mi vergogno? Perché nonostante io cerchi di seguire bene le notizie riguardo i movimenti islamisti in tutto il mondo e sappia dei massacri di congregazioni intere in Nigeria, delle moltitudini di persone musulmane e non sterminate nel Medio Oriente, dei tanti miei connazionali americani e delle centinaia di innocenti europei stroncati in bagni di sangue e fuoco, non sono mai entrato del tutto dentro l’esperienza di terrore e dolore delle vittime.
Non è che tutte queste notizie non mi abbiano lasciato pieno di sgomento, paura, rabbia, sdegno e tristezza. È che, comunque, le vittime stesse rimanevano per me tutto sommato anonime, senza volti precisi con i quali identificarmi. Ci voleva proprio la morte di questo prete, invece, per mettermi nei panni delle vittime, guardando insieme a Padre Jacques dritto nei volti dei suoi assassini. E adesso, con questa nuova scossa al mio animo, mi sorge il bisogno di offrire un tentativo di risposta alla domanda che, con quell’immagine in testa, mi assale: “Chi siete voi che piantate un coltello nella mia gola per bagnare l’altare di Cristo col mio sangue? Perché mi fate questo?”.
Per rispondere a questa domanda che mi brucia dentro, mi rifaccio alla mia esperienza con l’Islam cominciata quando avevo 23 anni, passandone quattro in Medio Oriente da solo, i primi due anni in una comunità dei Fratelli Musulmani in Marocco. Durante gli anni di seminario ho preso una laurea in islamistica, studiando sotto grandi docenti come Padre Samir Khalil Samir e Padre Maurice Borrmans. Ho poi vissuto sei anni in Cisgiordania.
Il primo ricordo che mi aiuta a rispondere alla domanda risale all’anno 1990. Passavo l’estate in Egitto e un giorno al Cairo, un venerdì, ho assistito a una grande manifestazione di Fratelli Musulmani e di tanti altri che urlavano con una passione tremenda la loro richiesta che l’Egitto fosse completamente sottomesso al diritto coranico, la Sharia. Vedendo la violenza di quei volti, la loro furia praticamente incontenibile, mi sono chiesto: “Perché così tanta veemenza e violenza?”.
Non dovevo cercare molto, perché la risposta stava in qualcosa che, in un’altra forma, avevo sperimentato anche io. L’Islam non crede nel peccato originale. La persona umana nasce perfetta, per natura è perfettamente musulmana. Cosa le succede allora? Una società corrotta la corrompe, producendo diseguaglianza, ingiustizia, rabbia, odio e invidia. Ma Allah ci ha dato una legge perfetta per governare perfettamente tutta la società umana. Se tutta la società umana fosse sottomessa a questa legge perfetta, non ci sarebbe più infelicità sulla faccia della terra. Vivremmo già qui in un paradiso terrestre. Ho in mente i tanti combattenti talebani provenienti da tutto il mondo che, di fronte alla domanda “Perché sei venuto fin qua da casa tua?” rispondevano, “Sono venuto per vivere un paradiso terrestre”.
Anche io sono cresciuto con un’istruzione analoga. Il mondo sarebbe perfetto se solo potessimo eliminare i malvagi mentitori che impediscono l’applicazione della giustizia. Che violenza genera nel cuore questo modo di concepire il mondo! Si finisce per dire: “Sono infelice a causa vostra! I cattivi potenti stanno rovinando tutto! Facciamo qualunque cosa per cancellarli. E sarà pace”.
Dicono che Islam è una religione della pace. Certo, la parola “islam”, che vuole dire “sottomissione”, deriva dalla radice “salam”, che, appunto, vuole dire “pace”. Ma cosa intende l’Islam con la parola “pace”? È semplice. Quando la società umana intera sarà sottomessa a un governo che applica senza modifiche la legge sociale divina e perfetta rivelata attraverso Maometto, cioè la Sharia, ci sarà grande pace. Ci offre la pace attraverso la sottomissione: in questo, sì, l’Islam è una religione di pace.
C’è chi dice che tutti questi che compiono gesti terroristici sono dei pazzi. Non mi sembra. Anche io ero tentato da una ideologia così. Non è pazzia. Se con la mia forza (aiutato da Allah) potessi eliminare ogni male umano, farei qualunque cosa per raggiungere questo scopo.
Il calendario islamico comincia con la Egira, cioè dal momento in cui Maometto lasciò la Mecca per recarsi nella città che oggi si chiama Medina, dove fu accolto, per pre-accordi, come un legislatore. E lì fu la prima volta che una società umana – compresi anche i tanti ebrei e pagani – fu sottomessa alla legge di Dio, e, così dicono i musulmani, (dopo l’eliminazione degli ebrei perché non si sottomettevano) ci fu davvero pace.
Allora, “Chi sei tu che mi sgozzi? Perché lo fai?”. Perché speri che con questo sacrificio, con questa violenza tu possa portare il mondo a sottomettersi, e perciò a ottenere la pace. Fratello, la pace non viene da lì, viene da un’altra parte. La pace è un dono che Dio vuole darci, uno per uno, non come imposizione, ma come frutto di un rapporto con Lui. Vieni con me, fratello, alla croce di Cristo dove il peccato e la morte sono stati sconfitti! Vieni con me a vedere la vera pace che ti porto, col mio sangue mischiato con quello di Cristo.