La maxi-fusione Luxottica-Essilor interroga l’Azienda-Italia, forse soprattutto le “aziende-Italia”: certamente le oltre 20mila che si battono nella competizione globale e difendono il grosso dell’export nel Pil italiano.
Il nuovo colosso dell’occhialeria avra’ sede a Parigi e non più’ ad Agordo. Ma il primo azionista sarà’ ancora Leonardo Del Vecchio cui andrà’ la carica di presidente esecutivo. Ha pero’ 81 anni, 20 in più’ del Ceo Essilor. Per ora Hubert Seigneres, sarà’ il vice di Del Vecchio ma i mercati lo vedono ovviamente pronto a salire sulla tolda di comando in un futuro non lontano.
“Ho realizzato il sogno di mezzo secolo”, ha detto l’industriale italiano: protagonista una storia esemplare di self made man di successo planetario. Improbabile che un uomo di questo livello voglia festeggiare soltanto pensionamento, per quanto trionfale. Difficile pensare che non abbia ragionato in termini di bene strategico per un’azienda finora sua e solo sua e per tutti quelli che continueranno a lavorarci. Eppure non è’ stata solo la stampa francese a punzecchiare l’Azienda-Italia, parlando di “ennesima acquisizione” da Oltralpe. Anche in Italia sono state numerose le voci preoccupati ai limiti della critica.
Essilor-Luxottica è stata annunciata nel mezzo della scalata di Vivendi a Mediaset, dopo nuove voci di mire transalpine su UniCredit e Generali (di entrambe, fra l’altro, Del Vecchio è’ importante azionista). Lo stesso industriale italiano da tempo ha reinvestito parte delle sue ricchezze finanziarie nell’immobiliare francese. Non da ultimo, al pari di Bernardo Caprotti e di altri “capitalisti familiari” (ultimamente anche i Benetton), anche a Del Vecchio non è’ riuscito di creare una seconda generazione capace di pilotare il gruppo. A tutti questi osservatori scettici la nascita del gigante dell’occhiale appare al massimo una vittoria di Pirro: o una fuga cui neppure un gigante come Del Vecchio si è potuto sottrarre.
È’ comunque presto per capire se Essilor-Luxottica sarà’ troppo grande anche per Del Vecchio e per un sistema-Paese diverso da quello in cui Luxottica è’ nata nella testa e nel cuore dell’ex martinitt. Appare frettoloso anche dubitare dell’impegno di Del Vecchio di tenere agganciata al sistema-Italia odierno una Luxottica ancora più’ competitiva. Nel contempo sarà’ interessante osservare un grande investitore privato italiano (forse l’unico rimasto) in azione su gruppi come UniCredit e Generali, chiamati inevitabilmente a a scalare verso l’altro dimensione e strategia. L’ennesimo capitolo della Del Vecchio-story può’ infine dare da pensare ai tanti imprenditori italiani di successo come lui, alle prese con un solo problema: restare imprenditori italiani di successo.