Il Natale, come ogni anno, ci porta un annuncio, e occorre esser nella posizione adeguata per accoglierlo. La posizione adeguata ci è data dal cogliere il bisogno fondamentale del tempo e del luogo in cui ci troviamo. Io vedo per noi in Russia oggi questo bisogno fondamentale in un nuovo annuncio di misericordia e di speranza, perché viviamo fortemente il rischio di concepirci autonomamente, di pensare che possiamo cavarcela in fondo da soli con la vita, senza Dio. Per questo l’annuncio del Natale infrange la testardaggine dell’uomo moderno stupendolo con qualcosa di disarmante: un bambino, una nascita, un nuovo inizio che ha bisogno di tutto. Colpisce questo in modo particolare negli incontri di Gesù. Gesù si mette nella posizione di avere bisogno di te, di me, e così ci attira a Sé.

Questo nuovo annuncio lo esprime clamorosamente Giovanni nel prologo del suo Vangelo: “il Verbo si è fatto carne, e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Se non lo lasciamo passare come una cosa già saputa, se perciò accogliamo questo annuncio con stupore, allora è impossibile che un senso di pace e di letizia non ci invada. Ed è proprio questo annuncio che, se accolto con stupore, infonde speranza, desiderio e gusto di poter ricominciare.

All’inizio del terzo millennio il santo papa Giovanni Paolo II pronunciò questo annuncio di speranza con parole che conservano oggi, a mio parere, tutto il loro carattere di attualità. “Ci interroghiamo con fiducioso ottimismo, pur senza sottovalutare i problemi. Non ci seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: ‘Io sono con voi!'” (Novo millennio ineunte, 29).

Quello che ci dona Gesù si distingue da ciò che possono darci gli altri: è qualcosa che solo Gesù può darci, l’incontro con il Dio vivo che infonde speranza viva, non appena uno scettico o formale “speriamo”. E questa speranza come incontro con il Dio vivo è capace di trasfigurare le difficoltà e le sofferenze, che non mancano in questo fine anno e inizio d’anno nuovo, in strada verso la vita eterna, verso la gioia eterna, che in questi giorni contempliamo nei volti stupiti dei pastori a Betlemme. Hodie natus est Salvator noster, et spes nostra!

Noi cristiani dobbiamo portare nel mondo, nelle nostre case, nelle nostre società questa esperienza positiva di speranza. Una esperienza capace di radunare sotto questo annuncio il destino di tutti, credenti e non credenti. Perché quel Bambino è il destino di ogni uomo. E noi cristiani siamo chiamati a testimoniare questa esperienza positiva di speranza con tutta la tenerezza, con tutta la sincerità, con tutta la apertura all’altro, che abbiamo scoperto, riconosciuto e fatto proprio nell’incontro con Gesù.

In questo senso riveste un’importanza particolare la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si tiene ogni anno dal 18 al 25 gennaio. Nella dichiarazione comune che papa Francesco e il patriarca Kirill lanciarono a Cuba lo scorso anno, sono contenute al riguardo parole profetiche: “Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!” (Dichiarazione comune, 6). Proprio prendendo sul serio questo invito è avvenuto un fatto paradossalmente clamoroso: assieme ai nostri fratelli luterani abbiamo proposto per i giorni della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che verrà tra poco, degli eventi religiosi e culturali comuni, in cui invitiamo a partecipare i cristiani di tutte le diverse denominazioni presenti a Mosca, per affermare assieme il desiderio di camminare dalla divisione alla comunione avendo come faro davanti agli occhi Dio fatto uomo, fatto bambino. 

Il 2017 è anche l’anno in cui ricorrono cento anni dalla rivoluzione d’ottobre, quell’evento che ha tragicamente segnato il nostro popolo e, senza esagerare, ha investito di tragedia tutto il mondo. Ma alle soglie di quell’evento un altro fatto, l’apparizione della Madonna ai pastorelli a Fatima ha portato una ventata di speranza, potremmo dire precorritrice di quei tragici eventi: allora come oggi un annuncio di speranza è chiamato a precorrere ed abbracciare le tragedie sempre incombenti a causa della stoltezza dell’uomo. La Madonna, Spes nostra cara, Madre della tenerezza, è senza dubbio compagnia fedele e sempre indomita al nostro cammino. Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam.