Tre scene londinesi della scorsa settimana. Mercoledì: un gruppo di studenti si muove per le strade di Bloomsbury, molto vicino all’università centrale della città (Ucl). Marciano ben organizzati, al suono di diversi tamburi, scandendo slogan che chiedono un drastico calo delle tasse universitarie. Un corso di laurea può costare 10.000 sterline e considerano offensivo che il governo May abbia promesso di abbassare il costo a 9.500 sterline. Nella manifestazione ci sono cartelli grandi e piccoli, c’è ordine. I bengala colorati che gli studenti accendono danno un tocco estetico alla protesta. Nei loro volti c’è eccitazione, sembrano felici di combattere insieme per una buona causa. È il piacere di fare con gli altri. Gli organizzatori, che hanno il sostegno del Partito laburista, si aspettavano 10.000 partecipanti. Passando da Russell Square, i manifestanti non raggiungono nemmeno le 1.000 unità. Il legame della causa sociale ha mosso poche persone. 

Il mercoledì precedente, sempre nel quartiere di Bloomsbury, negli uffici del quartier generale di Google. Ambiente informale, ufficio di vetro. Riunione dei responsabili della strategia di YouTube. Una manciata di giovani manager, con un’età media non superiore ai 30 anni, educati nelle migliori business school del mondo, studiano il tempo massimo e il tempo minimo di durata di un annuncio in ciascuna delle regioni del mondo, in modo che il “legame” tra inserzionisti, utenti del social network e produttori di contenuti non venga disturbato. Stanno decidendo il legame virtuale che unirà milioni di persone nel pianeta, legame di secondi, legame che non è legame.

Terza scena. David Davis lascia Downing Street e annuncia che l’accordo sulla Brexit sarà sottoposto all’esame del Parlamento. Questo è ciò che molti deputati hanno richiesto. Venerdì Davis spiegherà che il Regno Unito ha già mostrato il massimo di flessibilità nella sua offerta di divorzio dall’Unione europea. Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, risponderà che sta scherzando. L’Unione europea mostra durezza da settimane. La rottura del legame tra il Regno Unito e i 27, che avrebbe dovuto portare il paradiso, è diventata un inferno per la politica britannica. Dopo l’arroganza dei primi mesi è diventata evidente la divisione tra i membri del governo, tra la classe dirigente e i politici, tra i londinesi e il resto del Paese. Il progetto nazionale, che era sempre stato chiaro, ora non appare da nessuna parte.

Da micro al macro. La rottura dei legami, più che la crisi etica denunciata dai moralisti, sembra essere ciò che caratterizza il momento attuale. È un’epidemia che colpisce i legami elementari e quelli più vertebrati che costituiscono il capitale sociale. La malattia è globale. E la parola malattia non è una metafora. Alcuni mesi fa è stato pubblicato uno studio (Advancing Social Connection as a Public Health Priority in the United States) di diverse università americane che mostra gli effetti nocivi della distruzione delle connessioni sociali sulla salute. I dati elaborati non si riferiscono solo agli Stati Uniti, ma includono anche Europa e Asia. I dati Eurostat mostrano che il 12% dei francesi e degli italiani non ha più nessuno con cui parlare. I legami primari scompaiono o sono instabili. Negli anni ’70 del secolo scorso, nella maggior parte dei paesi europei, ogni anno tra le 7 e le 9 persone su mille si sposavano, in alcuni paesi fino a 10 persone. Oggi la media è tra 3 e 5 persone (all’anno) ogni mille.

La mancanza di legami elementari si traduce in quello che il professore di Harvard, Robert David Putnam, ha iniziato a denunciare più di 25 anni fa con il suo lavoro “Bowling Alone: ??America’s Declining Social Capital”. La tesi di Putnam è semplice: dagli anni ’60 c’è stata una “mutazione sociale”. Le relazioni stabili sono scomparse. Si è distrutto ciò che il Professore chiama il “capitale legame” (relazioni tra simili), oltre al “capitale ponte”, che consente di socializzare con coloro che non sono propri simili (gli altri). 

È in corso la nuova Indagine sociale europea che esaminerà i valori del Vecchio continente, compresi gli inglesi. L’ultima edizione mostrava che la partecipazione a una qualche forma di associazione era nella maggior parte dei paesi europei al di sotto del 20%. Nel Regno Unito era solamente del 6%. Senza tener presente che ci sono già molti europei (continentali e insulari) e americani che parlano da soli, non si comprende né la crisi antropologica, né quella politica che stiamo attraversando. Le nostre istituzioni, la nostra democrazia, la nostra vita sono state organizzate 200 anni fa, dando per scontato che esistessero alcuni principi (che sono scomparsi). Principi che stavano in piedi grazie ad alcune relazioni, a un capitale sociale, a un popolo. Non si può pensare né sentire correttamente, tantomeno formulare risposte, senza ascoltare l’uomo concreto che parla in solitudine.