Le istituzioni, la scuola e la famiglia sono oggi chiamate a declinare il principio di legalità in base ad un nuovo “sentire” che – al di là del tradizionale concetto di onestà individuale – proietta ciascuno di noi all’esterno sul binario del rispetto per le diversità e della costruzione di un moderno sentimento di appartenenza collettiva.  

L’Agenda globale adottata dalle Nazioni Unite il 25 settembre 2015 rifonda la nozione di sviluppo sostenibile in una dimensione sociale ed integrata ponendo, tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, la promozione di società pacifiche e inclusive, la cura del territorio a partire dalle città e la lotta alla povertà.

A questi principi si ispirano i più recenti interventi del Governo in materia di immigrazione e di sicurezza delle città. Il decreto-legge n. 13 di quest’anno, in corso di conversione, disegna infatti una moderna cultura dell’accoglienza in equilibrio tra legalità e solidarietà, garantendo tempi celeri per riconoscere ai migranti le tutele di cui hanno diritto, favorendone l’integrazione nel tessuto sociale della località che li ospita ed il coinvolgimento in attività di utilità sociale. 

Nella medesima ottica inclusiva il decreto-legge n. 14 sulla sicurezza integrata, ieri convertito dal primo ramo del Parlamento, promuove la legalità in termini di miglioramento della coesione sociale e per questo traccia percorsi di recupero della sicurezza urbana attraverso la protezione delle infrastrutture e degli immobili anche con misure riparatorie a favore della collettività.

Dobbiamo essere consapevoli che una cultura della legalità davvero condivisa è una conquista legata alla piena attuazione del principio di eguaglianza sostanziale sancito dall’art. 3 della Costituzione poiché solo rimuovendo le barriere al pieno sviluppo della persona umana è possibile promuovere la crescita della società sui binari della legalità. Per questo la legge per il contrasto alla povertà, approvata definitivamente il 9 marzo, intende garantire a ciascuno i mezzi per condurre una vita dignitosa non come mera elargizione ma nell’ambito di progetti personalizzati di inclusione sociale e lavorativa. 

Questa è la strada giusta per infondere in ciascuno la convinzione del proprio ruolo sociale, che alimenta, a sua volta, la consapevolezza che studiare, lavorare, vivere onestamente e rispettare il prossimo serve a rafforzare, giorno dopo giorno, la costruzione della legalità.