Ancora un mare di paura a ringhiare nei loro petti. Pare che solo l’Amico, il Bel-Pastore, sappia intravedere dei giacimenti di freschezza laddove gli umani vedono solo fragilità, l’una addossata all’altra: “Mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei” (Gv 20,19-23). Il Vangelo, a leggerlo d’un fiato, è una lista sfiancante di porte sbarrate, cuori rattrappiti, strade storte. Affare dell’uomo, certuni giorni, pare quello di mettersi di traverso alle traiettorie della Grazia: “Impossibile districarsi in questo labirinto”. Affare della Grazia sarà curvare il rigido, scaldare il gelido, raddrizzare lo sviato. Sciacquare il sordido, annaffiare l’arido, sanare il sanguinante, anche il sanguinoso. Tutte manovre di salvataggio, operazioni di frontiera, soccorsi a tempo quasi-scaduto. Non c’è più tempo da perdere: che il bene guardi in faccia la malignità, l’angelo punti dritto l’animale, Lucifero esca allo scoperto.
E’ la medesima missione dei primi tempi: “L’hanno fallita in pieno” dice la gente leggendo a ritroso le gesta apostoliche. Cristo il fallimento mai lo nega: invece che licenziarli, torna a scommettere su di loro, ancora una volta. E’ l’ennesima, non sarà certo l’ultima. L’Abbandonato, a coloro che l’hanno abbandonato, si ripresenta con le solite credenziali: “Pace a voi!” Con Lui-addosso, più nessuno arrecherà alcuna paura: l’Amico, anche stavolta, non toglie nulla di ciò che aveva sempre dato loro. Nulla è cambiato.
Raddoppia. Siccome hanno mostrato chiaramente di non essere mai stati all’altezza delle aspettative, di non essere minimamente gente ardita d’animo, d’essere dei cuori-di-burro, Lui esagera: “Ricevete lo Spirito Santo“. Il dono non è mai proporzionale al merito; La Grazia, quand’è tale, non teme passi falsi, quasi li attende per riaccreditare la sua forza: “Tu solamente, che ci ami, puoi sentire per noi tutti che soffriamo, la pietra che ciascuno di noi sente per se stesso” (G. Papini). Lucifero, quando un’impresa sta per spegnersi, ciò che consiglia è di soffiare: “Soffia sulla brace!” Mica capisce, asino di Grazia qual è, che a soffiare sulla brace spenta ci si annerisce solamente, raramente il fuoco si riaccende.
Il Risorto, com’è tipico di chi ama, si diverte a rompere il ghiaccio. Per guadagnare, poi, lo stupore di chi è vittima dell’Amore: rotto il ghiaccio della paura, neanche gli apostoli avrebbero creduto di trovarci sotto il sacro-fuoco dello Spirito. La logica mai muta d’aspetto: “Avete sbagliato voi? Pagherò io”. Ancora assaltatrice: “M’avete abbandonato, io non vi mollerò mai. Credo ancora in voi, in noi-assieme”. Punto e a capo. Fu chiaro per tutti — a chi lo sostenne, a chi Gli fu avverso — che anche stavolta Cristo s’era spinto dove nessuno aveva ancora osato spingersi: al punto da farsi da parte, per lasciare spazio agli umani, senza mai lasciarli per strada nell’assaltare il mondo.
Nel cenacolo, ribadì l’identità: l’impotente Onnipotenza. Quasi ossimoro: potrà mai l’Onnipotenza confinarsi nell’impotenza, il Tutto andare-in-affitto dal frammento? Il fatto, poi, accadde a Gerusalemme: è più facile accada di nuovo piuttosto che se non fosse mai accaduto una prima volta. Là doveva capitare la prima volta: nella città che, vile e per viltà, lo mandò a morire. Nel cenacolo — la chiesetta della prima comunione dei dodici uomini-bambini, fatta di giovedì sera — nacque la razza-pura degli assaltatori di Cristo. Per loro han già acceso fuochi, le fiamme ardono da tempo, le graticole ustionano, i pali sono già fissi in terra: “La paura è una forma bassa della fede” (F. Mauriac). A tutt’oggi stanno provando a fermarli, ma loro non indietreggiano più: ormai hanno capito, ardenti di Spirito, che Iddio odia la pace in coloro che ha fatto nascere e mandato nel mondo per imbastire giusta guerra al Bastardo. Per sciogliere ciò ch’è rigido.
Tra questi, qualcuno pare brillo: “Si sono ubriacati di vino dolce” (At 2,13). Il fatto, invece, è un altro: la scelta è sempre tra un amore folle e uno vano.