Carlo Calenda ha scelto il Meeting di Rimini per annunciare che il Mise sta lavorando con il Mef di Pier Carlo Padoan per trovare 1,5 miliardi in più per il piano Industria 4.0 e per un “potente” credito d’imposta collegato: a beneficio delle imprese che devono formare i nuovi “lavoratori  4.0”. La rivoluzione digitale, ha ricordato, non la fanno i robot, ma le persone: cioè imprenditori,  ingegneri e tecnici di produzione, ricercatori universitari, fino ai docenti degli Its e ai loro allievi “teen” (l’esatto contrario dei “neet”).  L’automazione richiede più investimenti in capitale umano che in capitale tecnologico e quindi finanziario. La competitività di un sistema-Paese non la decidono né i burocrati di Bruxelles, né le agenzie di rating: finché uno è più bravo a produrre qualcosa sarà sempre corteggiato dai fondi sovrani arabi o dai tecnocrati cinesi, e potrà sempre permettersi di tenerli alla porta.  



Certo, l’obiettivo strutturale di “Industria 4.0” resta lo stimolo all’acquisto di macchine utensili evolute. Una leva di politica industriale win-win: imprese italiane competitive a livello globale (per larga parte associate a Ucimu) che offrono con l’incentivo del governo tecnologia d’avanguardia ad altre decine di migliaia di imprese italiane, che la Grande Recessione ha fermato nello svecchiamento del proprio parco-macchine. Ma è stato proprio il ministro padre di Industria 4.0 a ricordare che ciò che chiamiamo “ripresa” –  nel 2017, in Italia  – non può più essere generato/misurato in termini di numeri di breve periodo, né di ricerca di “new normal” sempre più fantomatici, astrusi, ideologici.



La ripresa non è il Pil che ballonzola ogni trimestre sulla soglia zero-virgola, né la disoccupazione diminuisce mai veramente nelle tabelle macro dell’Istat. La ripresa – ha sottolineato Calenda – “è una rivoluzione nella quale dobbiamo sforzarci di eliminare gli effetti negativi e cercare e valorizzare quelli positivi”. Le imprese di macchine utensili sono un punto di forza dell’Azienda-Italia? Ripartiamo da lì, così come è stato per per il bonus-mobili orientato alle giovani famiglie. Ripartiamo dalle esperienze di successo, ripartiamo dalle persone che possono trasmettere un sapere d’impresa e da quelle che possono e vogliono riceverlo in eredità. (Ri)trovare un lavoro per milioni di giovani vuol dire sempre di più rieducarli a cercare il “loro” lavoro. (La mostra “Ognuno al suo lavoro” al Meeting è uno tentativo concreto: spinge il visitatore ad autoselezionare il proprio percorso multimediale di testimonianze utili, senza la rigidità alla fine sterili delle ricette, né la falsa certezza che il lavoro o il reddito alla fine te lo darà qualcuno). 



Dal premier Gentiloni a Calenda passando per il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, in attesa del ministro del Lavoro Poletti, del governatore di Bankitalia Ignazio Visco e del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. C’è un filo rosso che si va dipanando nella settimana di Rimini: che la ripresa vada “riguadagnata”, che si possa riguadagnare.