E’ sempre e innanzitutto il cuore ad essere “malato”. Il cinismo, la corruzione, le grandi tragedie, i delitti più gravi, testimoniano che è sempre il cuore dell’uomo ad essere il vero punto cruciale di ogni questione. Quanto lo vediamo nei nostri ragazzi, soprattutto all’inizio, nei primi tempi della loro esperienza di comunità di recupero.

E’ un cuore debole, stanco, sfiduciato, tradito, pieno di dolore, abbandonato su sé stesso, sconfortato. 

Dentro un cuore così, quasi inevitabilmente e inesorabilmente si impianta forte il rischio di cercare una soluzione “tecnica”, nelle cose, nel consumo, nel successo, nel potere. Insomma in qualsiasi cosa che possa arrecare una qualche fittizia pace, una purchessia tranquillità. In definitiva: il piacere — e dunque spesso il sesso — e il successo sono le soluzioni ritenute indispensabili per acquietare la sete del cuore, il gigantesco bisogno di vita del nostro cuore. Quante piccole e brutte cose usiamo per anestetizzare il combattimento che si sprigiona nel cuore. Tantissimi giovani, pertanto e purtroppo, trovano facile e facilitatissima soluzione ricorrendo all’uso di droghe.

L”esito di tale impostazione però è la paura, è il sentimento comunque di non farcela, di non riuscire, di essere lasciati indietro. La cifra dell’esistenza è senz’altro la paura, l’insicurezza. E dunque ecco il cuore degli uomini, soprattutto dei ragazzi, sempre più povero e misero. Piccolo, rotto e corrotto. Cioè con un desiderio di vita, di felicità, di coraggio sempre più ridotto, annichilito. 

Il punto di riscossa, di rinascita allora è sempre l’educazione. Quel poderoso incessante impegno reciproco, attraverso relazioni davvero significative, a non lasciar perdere, a cercare tutto, a scandagliare il profondo, affascinante, abisso del cuore di ognuno — a partire sicuramente dal mio, deve dire ognuno di noi — affinché da esso si sprigionino energie tali per invocare forza, fede, ideali di bellezza e di pace. Solo e sempre dal cuore è possibile ripartire per sconfiggere paura e insicurezza. Come ha improvvisamente esclamato, nel corso di una testimonianza, Alessandro, un nostro ragazzo: “Da quando ho ‘smollato’ (mi sono lasciato andare, mi sono affidato, nda) ho scoperto l’immenso”.