Nella chiesa di Santa Maria di Castello a Genova è custodita una pala che, quando la si vede, è difficile dimenticare. È stata dipinta da un artista molto attivo in zona, Ludovico Brea, nel 1513. Brea è uno di quei pittori minori che hanno però disseminato l’Italia di tante sorprese straordinarie. In questa pala, che per ragioni di sicurezza oggi è visitabile nel museo contiguo alla chiesa genovese, viene rappresentata l’Incoronazione della Vergine, con una grande teoria di santi tutt’attorno. Per questo motivo l’opera è popolarmente nota con la “Pala di Ognissanti”. L’artista ha stipato infatti ogni spazio di figure di santi: così tanti e così schiacciati l’uno all’altro, che è davvero complicato riuscire a contarli (del resto lo aveva detto Giovanni nell’Apocalisse: “Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua…”).

Nella sua semplicità l’artista ha voluto comunicarci un qualcosa che non può non rendere contenti: i santi sono tanti, tantissimi. Oggi è appunto la festa di Tutti i Santi, e un’immagine come questa ci riporta al valore quel “tutti” che è un aggettivo denso di significati. “Tutti” ci richiama una dimensione quantitativa, come dicevamo, e di conseguenza ci parla della grande generosità e magnanimità di Dio, che non ha mai cessato di far scaturire santi in mezzo alla comunità degli uomini.

Quel “tutti” poi richiama l’idea di un insieme: i santi sono delle singolarità ben precise, ciascuno ha un volto che magari abbiamo visto rappresentato mille volte; in tanti casi ci colpiscono e ci riempiono di commozione proprio per le loro specifiche biografie. Ma i santi sono anche un “insieme”. Sono una folla, come quella dipinta da Brea (ma Giotto, Beato Angelico, Duccio non hanno fatto diversamente); meglio, sono un popolo; un vero popolo, perché unito nel profondo da una priorità che è uguale per tutti loro: mettere davanti a ogni cosa l’amicizia con il Signore.

Quel “tutti” ci fa capire che i santi non sono tali perché sono superuomini, come aveva sottolineato papa Francesco in occasione della prima festa di Ognissanti del suo pontificato nel 2013. I santi sono tali innanzitutto perché seguono, perché fanno un passo indietro rispetto ad una pretesa di protagonismo nella storia. “Essere santi non è un privilegio di pochi ma è una vocazione per tutti», aveva aggiunto non a caso Bergoglio.

La festa di Tutti i Santi è dunque una grande festa di quantità e di abbondanza. Una vera festa di popolo, verrebbe da dire. Infatti tra i tanti semi buoni che queste donne e questi uomini hanno lasciato a chi è venuto dopo di loro, c’è quello di dar sempre una possibilità a questa parola, popolo; anche in un tempo come quello di oggi in cui sembra così svuotata, deturpata e a volte così disperatamente impossibile. Guardare ai santi oggi vuol dire alimentare sempre la speranza di poter essere popolo, qui, ora. Quel “tutti” ci dice questo. Ci spinge a questo. Basta guardarli, anche attraverso l’ingenuo quadro di un pittore di provincia. Buona festa di Tutti i Santi.