E’ uno dei giochi che fan divertire i bambini. Nascondi un oggetto facendo in modo che chi gioca, occhi tappati, non ti veda. Poi dai il via al gioco: tutti che corrono a cercare l’oggetto! L’aiuto che tu puoi dare sono due parole: acqua, se sono troppo fuori strada, fuoco se sono prossimi a trovarlo. “Vietato barare”: se bari, sei escluso per un turno. Il Regno di Dio è un gioco, nel senso più fanciullesco del termine: è ricerca, scoperta, inseguimento, agguati e appostamenti. Sono le istruzioni d’uso fornite da Dio stesso: “Cercate invece, anzitutto, il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose (companatico e alloggio) vi saranno date in abbondanza” (Mt 6,33). Cercate, per divertirvi: per rallegrare l’anima. Oggi la pagina del Vangelo, di primo acchito, confonde. C’è uno scriba ad interrogare Cristo: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” L’Uomo, quello Maiuscolo, mal sopporta gli scribi: sovente li taccia d’essere troppo attenti alla lettera, poco allo spirito. Stavolta, invece, la storia finisce stringendosi la mano: “Non sei lontano dal Regno dei Cieli“. Il che è un complimento d’incoraggiamento pazzesco, che manco t’aspetteresti rivolto ad uno scriba avverso. Cristo gli dice: “Fuoco, fuoco. Sei vicino: la strada è quella giusta per arrivare al Regno”. Che sorpresa!
Cristo poteva arrestarsi alla facciata — “E’ scriba, mi fa perdere tempo” — e liquidarlo. Sceglie, invece, d’andare oltre, accreditandogli fiducia. Lo ascolta e ne apprezza l’indole spericolata, sbarazzina: perché un uomo che s’interroga, rifuggendo la comodità delle frasi-fatte, è un patrimonio d’inestimabile valore. E Cristo, questo, lo sa. Sta al gioco, che non è un gioco: nella foresta di comandi e comandamenti che la legge proponeva, accetta di buttare giù dalla torre quelli inutili, stilando la graduatoria di quelli importanti. Come fare in mezzo a tutto quell’imbarazzo di codici e cavilli? E’ un gioco da bambini per Chi conosce Dio a menadito come il Figlio suo: “Il primo è: Amerai il Signore tuo Dio“. Amare è il verbo-preferito di Dio. Mica per nulla: “L’amore — scriveva A. Einstein — è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona”. Amarlo non nonostante-tutto, ma perché anche deludendo lui è rimasto il grande cuore ch’era stato.
Poi Cristo, geniale, oltrepassa: gli dice che non basta amare, gli insegna come si fa ad amare per davvero. E’ il di più che solo Cristo può chiedere: “Con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza“. Con passione, cuore e intelligenza: è il tutto che Dio chiede a chi Lo ama. Non è troppo-poco, non è troppo-tanto: è la forma massima, quella che sfiora l’impossibile. E’ tutto. E, così facendo, amerai quello che sta più a cuore al Signore stesso: “Amerai il tuo prossimo“. Lui dice che, rispettando questo ordine, non sarà così difficile amare il prossimo come la gente pensa: amando Dio, è il mondo stesso a venire amato in contemporanea. Il mondo più bello tra quelli inventati da Dio: l’uomo, l’immagine di Dio quaggiù.
L’uomo che, più di altri, è vicino a noi stessi: “Come te stesso“. E’ il colpo di tacco a fine partita. L’avvertimento: “Stai attento: non ti sarà possibile amarmi se non ami il tuo prossimo, non sarai capace di amare il prossimo se non ami te stesso”. Come è avverbio di misura, particella d’avviso: è la faccia dell’Amore maiuscolo. La persona giusta, infatti, riesce a farti innamorare due volte: prima di lei, poi di te stesso. “Hai detto bene, Maestro. (Questo) vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici“. Glielo dice lo scriba al Maestro. E il Maestro, splendido, lo incoraggia: “Fuoco!” Pazzesco Cristo! Mettendo in cima alla classifica l’amore — declamato al futuro (“Amerai“), tempo dell’Eterno — svela la sua convinzione: le forze che accendono e fanno accedere al Regno, sono le stesse che tengono in vita il cuore della storia umana. Fuoco! “Non sei lontano dal Regno di Dio” (cfr Mc 12,28-34). E’ complimento sommo, appena sotto la santità. Ad uno scriba strafottente: per come sanno guardare, gli occhi di Cristo meriterebbero di stare al Louvre.