Il mondo era tutt’intento ad auto-celebrarsi quando Dio si fece uomo. Divenne uomo, tra i mille sogni che lo spinsero ad un carriera così ricca di prestigio, per un recondito desiderio d’ammaestrare il mondo a governare con la gioia: poiché a governare con la paura sono capaci in tanti, la sua rivoluzione Lui volle farla a colpi di stupore, di libertà, di fascinazione.
La prima parte della sua vita – tutti gli anni nascosti di Nazareth – la iniziò dal basso, da sotto, da una stalla: nessuno può diventare un grande generale se prima non è stato un soldato semplice. Il giorno del suo trentesimo compleanno, si mise in proprio: “Prese un mantello, allacciò i suoi sandali, e disse a sua madre una parola d’addio che non sarà mai conosciuta” (F. Mauriac). Partì anche stavolta dal basso, dal punto più basso di tutto il Vangelo. Dalle acque del Giordano, che è sotto il livello del mare: Lui che un giorno metterà a tacere il mare coi suoi cavalloni. Partì facendosi battezzare. Non fu una scelta di necessità: l’acqua, al Pulito, non reca guadagno alcuno. Lo fece per solidarietà: scese nel sottoscala e si mise a fare la fila con tutti gli altri, quelli che avevano bisogno d’acqua perché sporchi di peccati. Ripartì da sottoterra, si prese in braccio il mondo da sotto: il suo sogno era quello d’innalzare l’uomo. Un uomo in ginocchio, quando stringe alle caviglie uno in piedi, lo alza a più non posso: è una forma di abbraccio dal basso. Nel Giordano Cristo fa la scaletta con le mani all’uomo: che agganci Dio. Che si sieda in braccio a Dio.
Quell’Uomo è l’ossessione di Satana: l’angoscia di Lucifero sono i puri, quelli molli come me se li intasca da lontano. I puri-di-cuore lo fanno gironzolare, gli si attacca addosso un prurito matto di molestia. Con Gesù non può nulla, ma con gli uomini potrà tutto. Per questo il Dio-apripista si consegna volontariamente al suo avversario: “Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto” (Mc 1,12-15). L’avventura del deserto fu opera dello Spirito, non di Satana: che nessuno professi che Satana, da solo, è stato capace di tentare Cristo. Fu Cristo che, sospinto dallo Spirito, concesse a Lucifero l’occasione ideale per testare il suo brevetto di tentatore.
Vedendolo a digiuno da quaranta giorni, gli propose di cambiare pietre con pane: non capì, smargiasso com’era, che ci sono parole che saziano più di un tozzo di pane. Lo invitò a fare le capriole, gettandosi giù per vedere se funziona il pronto soccorso del Cielo: ancora oggi non calcola, pitocco com’è, che il Cielo soccorre l’uomo per andare in su, non per gettarsi giù. Satana è un suicida! Tentò la fortuna: gli chiese d’inginocchiarsi di fronte a Lui. Sbagliò mira anche stavolta: fidarsi di Dio è non tentarlo, gettarsi giù per vedere se interviene o meno è la più ardita delle mancanze di fiducia. Cristo non vinse a tavolino, se la giocò tutta: “Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano“. Angeli e bestie, Cristo e Lucifero, la zizzania e il grano: è fatto divieto di separazione, la direzione obbligata è quella di guardarli in faccia, d’affrontarli viso a viso. La salvezza è un corpo a corpo.
Uscito a braccia alzate, Cristo poteva cacciare la tentazione dalla faccia della terra. La lasciò: è rimasta il punto più alto della libertà. Troppo facile credere a Cristo senza le fusa di Satana, fare il bene senza l’amplesso del male, svoltare a destra senza la libertà d’andare a sinistra. E’ la tentazione a renderci liberi: un attimo prima la vita è mare piatto, un attimo dopo è zerbinaggio assoluto. Solo nel momento della tentazione si è talmente liberi da invocare: “Dio, non lasciarci cadere nella tentazione!” Quando l’uomo è torchiato dalle grinfie del Demonio, il Cielo non è mai stato così vicino, ad un tiro di sasso. Anche l’inferno.
Voltate pagina, è l’ennesimo stupore: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea“. Il momento è sconsigliabile, Cristo riparte: a basso profilo, sottovoce. Tutti a dire che il mostro c’era: Lui, viso a viso, spiegò come il mostro può essere sconfitto. La tentazione, quand’è vinta, è un’autostrada per il Cielo.