I leader del processo indipendentista in Catalogna si erano autoconvinti di essere protetti da una specie di immunità. Le decisioni prese dai giudici nelle scorse settimane, l’accusa del magistrato Llarena e l’arresto domenica scorsa di Carles Puigdemont hanno infranto questa falsa immagine. Il fatto che Puigdemont fosse fuggito in Belgio aveva provocato una situazione particolarmente anomala. La mancanza di cooperazione da parte di quel Paese e la sua inammissibile interpretazione degli accordi che regolano il mandato di cattura europeo hanno fatto sì che diventasse un rifugio per i presunti responsabili di determinati crimini. Non è accettabile che in un ambito come quello dell’Unione europea, a certi livelli si verifichi una mancanza di collaborazione con la giustizia di un Paese membro com’è successo con il Belgio.

La falsa sensazione di impunità ha portato Puigdemont a viaggiare in Finlandia, un Paese in cui è rimasto sorpreso dalla riattivazione del mandato di cattura europeo che gravava su di lui. La sua fuga in traghetto e in auto sarebbe stata da far entrare in una commedia se non fosse stata l’ennesima sfida allo stato di diritto. Il suo arresto in Germania riporta la situazione alla normalità. È comparso davanti a un tribunale dello Schleswig-Holstein e la giustizia farà il suo corso.

Da questo momento l’indipendentismo, decapitato e senza una piattaforma esterna, avrà molta più difficoltà a portare avanti il suo obiettivo di smembrare la Spagna.