Non ha mai detto d’essere buono, buon-pastore. Ha detto tutta un’altra cosa, dal peso specifico enorme: “Io sono il bel pastore”. E’ questa la ragione per cui Dio non è tenuto a portare giustificazione alcuna delle sue acrobazie. E’ bello e a chi nasce bello tutto sarà concesso: “La Bellezza non può essere interrogata: regna per diritto divino” scriveva Oscar Wilde, che ebbe il coraggio di dire che il posto di Cristo — qualora volessimo dare posto a Colui che non ha posto — è tra i poeti. 

Dio-poeta: alla Bellezza il nulla è necessario per creare, per fare poesia. Il contrario della bellezza è il mercimonio, prostituzione: “Il mercenario, invece“. Adoro Dio quando indossa questo vestito, è la migliore tra tutte le sue versioni: “Sono io il più bello. Forza, avanti un altro!”. Mi fa impazzire un Dio così, per un Uomo così non ci si pensa due volte a mandare in soffitta tutto il resto. Ci lascia liberi: “Volete andarvene anche voi?” Non esiste posto più bello di Lui, lo sa. Le cose del cuore, però, adora sentirsele ripetere anche Lui. Proprio come me: “Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68-69). Lascia libere le pecore amate, tanto sa d’essere così bello che basterà l’eco della voce perché i cuori impazziscano: “Conoscono le mie pecore, le mie pecore conoscono me“. Conosciuto l’amore, sarà facile (ri)fiutare le versioni tarocche dell’amore. Punto.

Non teme d’apparire esagerato — “Sono il bel pastore” — perché, nel caso di emergenza, non c’era nessun altro, eccetto lui, a soccorrere la pecora caduta in fondo alla scarpata. Quando tocca la carne, l’Amore è da pelle d’oca. Nessuna, delle eccitazioni carnali, sorregge il ritmo della carne risorta. Della Sua carezza. Prima il piacere, poi il dovere: “Quando tocca fa diventare trasparente Zaccheo, il pubblicano, rende immacolata Maddalena, la peccatrice” (C. Carretto). 

Satana, cuore molestatore, impazzisce minacciando ritorsioni: “E’ Dio vanitoso, costui. Dice d’essere il più bello: dov’è l’umiltà che predica? Insopportabile un Dio così!”. Insopportabile lo è per davvero: quando uno ci mette la faccia, chi non ha il coraggio di farlo dirà che è tutta un’esibizione. Accetta anche questo il bel-Cristo: d’essere tacciato di vanità, d’essere sospettato d’andare con donne mal costumate, di venir confuso con amanti di passaggio. Accetta tutto, perché Lui non è un mercenario, quello che “vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge“. Cristo no: arriva il lupo e lui si mette di traverso, gli occhi addosso, decide di farsi scudo delle sue pecore. “Giù le mani dalla Samaritana, nessuno s’azzardi di mandar via Maddalena. Lasciate a casa mia la peccatrice, portatelo a me quel farabutto di don Marco”. 

E’ bello un Dio così, con la faccia sporca: se l’è sporcata per pulire me. Non è bello, è sublime. Somiglia ad una persona che dopo un’ora che ci parli è più bella di un’ora prima. Una bellezza allucinante, come la luna di pomeriggio: poi riacquisti la lucidità, ti avvicini, guardi meglio, e niente. E’ proprio bellissimo quel cuore-acceso. “Non lo merito tutto questo, è troppo”. Non è troppo, è la giusta misura di Dio. Dio bellissimo, l’Esagerato.

I lupi esistono: attaccano, molestano, girovagano. E’ grazie ai lupi che si ama il bel-pastore. E’ l’avversario a rendere avvincente la sfida: più è forte, più la vittoria sarà bella. L’amore ha bisogno degli avversari, è lo sfidarli il suo biglietto da visita: “L’hai abbandonata tu? Me la stringerò al petto io” è il romanticismo di Dio. Di chi ama senza calcoli. La pecora, coccolata, non sa come sdebitarsi. Ci pensa Dio, ancora Lui: “Mi sei preziosa al grado massimo. E’ stato spontaneo venirti a prendere”. Una voce così — scorgo il Pirla rabbrividire dall’invidia — chi la scorderà più? “Mi riconosceranno dalla voce”, dice Dio. Basterà la voce per ricordarci che i lupi esistono: questo lo sanno tutti. La pecora ha bisogno di ricordarsi che i lupi verranno sconfitti. Azzannati dalla Bellezza dell’amore, “la miglior lettera di raccomandazione” (Aristotele). Dio dice: “Sono il bel-pastore”. Tradurlo buon-pastore è aver paura d’imbattersi in uno che ami come ama Dio.