NEW YORK — Anche in America abbiamo smesso di fare figli. Se non proprio smesso, ridotto. E dire che era stata una delle (tante) sorprese che mi avevano accolto nel nuovo continente: tanti bambini ovunque, tantissimi nella sconfinata pancia dell’America, ma tanti anche in un posto impegnativo come New York. Una scoperta inattesa. Nel nostro piccolo abbiamo contribuito anche noi: otto dei nostri nove (ad oggi) nipoti viaggiano con il passaporto blue. Ebbene, qualche giorno fa leggevo che non è più così: per il secondo anno consecutivo il fertility rate ha subito un duro colpo. Tanto per capirci l’America ha registrato 60,2 nascite per mille donne in età da gravidanza (15-44 anni). Francamente non so quale sia il dato italiano, ma per gli Stati Uniti si tratta di un minimo storico da record. Un declino così marcato e rapido non si era mai visto. La popolazione aumenta, ma anche le nascite son calate. Nel 2017 si sono registrate 500mila nascite in meno rispetto a dieci anni prima. Se la popolazione continua a crescere (siamo ai 325 milioni) è solo per l’immigrazione.
Tutti gli esperti di demografia sanno benissimo cosa significhi un tasso di fertilità troppo alto, ma conoscono altrettanto bene i rischi legati ad un suo abbassamento. Se nel primo caso il pericolo è di non avere sufficienti risorse per tutti, nel secondo c’è l’invecchiamento della popolazione e la progressiva incapacità di sostenersi con una forza lavoro che cala ed un ingombrante affollamento di anziani bisognosi di tutto. Lo capisce anche il gatto.
Quello che invece nessuno sembra capire è “perché” tutto questo stia accadendo.
Perché ci ritroviamo con il tasso di fertilità più basso di sempre nel tempo in cui il numero di “donne fertili” non è mai stato così alto?
Crisi economica? Sicuramente nel 2010 (anno in cui il dato demografico riportò un significativo peggioramento) la stagnazione economica aveva offerto una plausibilissima spiegazione (e giustificazione) del fenomeno. Ma ora? Sì, i salari sono un po’ ingessati, ma lavoro ce n’è. Se non per quelli della mia età (questo non è mai stato un paese per vecchi), per quelli e quelle “fertili” certamente sì. Allora?
Per quanto bene voglia a questa terra ed alla sua giovane storia, è da un pezzo che scorgo segnali di fumo poco promettenti. Questo della fertilità/natività è un altro indicatore di come la mentalità stia cambiando.
Per capirlo un po’ facciamo un passettino indietro. Avete presente la Declaration of Independence, 4 Luglio 1776? “We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness“, ovvero “Riteniamo che queste verità siano autoevidenti, che tutti gli uomini siano creati uguali, che siano dotati dal loro Creatore di determinati diritti inalienabili, che tra questi ci siano Vita, Libertà e ricerca della Felicità.
Che cos’è desiderare figli se non un inno alla vita? Far figli significa amore per quel che c’è, per quel che si è, per quel che si è ricevuto, desiderio di generare, di segnare la storia, di costruire. E chi non desidera che le proprie creature crescano libere nel loro insopprimibile bisogno di felicità? La Dichiarazione di Indipendenza (dall’Inghilterra) con quei tre “diritti” — vita, libertà e felicità — si fa “dichiarazione di dipendenza”. Dipendenza dal “Creatore”, perché vita, libertà e felicità non sappiamo darceli da soli, non possiamo conquistarli con le nostre sole forze. Una delle strade che “il Creatore” ci offre per essere totalmente noi stessi è quella del generare. Ma per desiderare figli occorre aver addosso la certezza che valga la pena vivere, occorre essere generosi rispetto alla vita per ridare ad altri quel che abbiamo ricevuto noi. Occorre sperare che così sarà anche per i figli che desideriamo mettere al mondo.
Ecco, penso che quel che sta cambiando, quello che si sta impoverendo è la promessa della vita, e ciò che nel bene o nel male ha sempre traghettato quella promessa: lo sguardo ostinatamente, testardamente positivo al futuro, spina dorsale dell’American Dream.
Forse generalizzo un po’ troppo, forse no.
Forse nello sguardo alla vita la “misura” sta cominciando a prevalere sull'”avventura”. L’ingenua baldanza della giovane America si stempera nel calcolo e nella moderazione. Oltre che un dato demografico potrebbe essere un segnale di invecchiamento precoce.
God Bless America.