Il 18 febbraio 2005 l’allora cardinal Ratzinger firmò l’introduzione ad un libretto che in pochi anni era diventato un incredibile fenomeno editoriale: Chi prega si salva, un piccolo e semplicissimo vademecum che raccoglieva le preghiere ad uso dei fedeli cristiani. Due mesi dopo Ratzinger sarebbe stato eletto papa e quindi quell’Introduzione ha assunto un valore ancor più speciale. Sono trascorsi 13 anni e ora, in occasione dell’ennesima ristampa del volumetto, si è aggiunta anche una prefazione di papa Francesco, a dimostrazione di quanto questa iniziativa venga ritenuta preziosa da chi guida la Chiesa. In questi anni Chi prega si salva è stato diffuso in centinaia di migliaia di copie; tradotto in sette lingue (tra le quali il cinese), ha raggiunto anche le chiese e le missioni più sperdute del mondo, strumento facile, che, come ha scritto Ratzinger, “è diventato compagno di viaggio di molti cristiani”.
Chi prega si salva è figlio della semplicità e della genialità di don Giacomo Tantardini, sacerdote brianzolo, che per molti anni ha guidato una parrocchia di borgata a Roma, quella di Tor Vergata. Don Giacomo, come ha voluto sottolineare Francesco, non ha immaginato questo libretto per semplici ragioni devozionali ma per rispondere ad una domanda inattesa: quella di giovani che avendo incontrato il cristianesimo chiedevano di avere uno strumento per poter dire bene e correttamente le preghiere e di essere aiutati attraverso le preghiere a vivere i sacramenti. In 140 pagine sono state raccolte le preghiere senza farci sopra dei discorsi, perché la funzione del libretto è soprattutto quella di venire incontro ad un bisogno: il bisogno di conoscere orazioni che sono uscite dal sapere diffuso e che hanno smesso in gran parte di essere tramandate anche da chi crede.
Ma questo libretto non insegna solo le preghiere. Insegna e soprattutto aiuta a pregare perché rende semplice il pregare. Don Tantardini aveva scelto come esergo questa frase tratta dal Miguel Mañara di Milosz: “La vita è lunga qui. Ti guarderai bene dunque dall’inventar preghiere. Canterai umilmente con il libro dei poveri di spirito. E aspetterai”. Pregare è un gesto semplice, è un affidarsi a parole che ci vengono regalate dalla sapienza profonda della Chiesa, dei testi biblici e della tradizione. Pregare significa perciò liberarsi dalla fatica affannosa di doversi inventare delle preghiere: le parole da dire sono già tutte lì, capaci di contenere le nostre attese. Per questo il libretto è uno strumento davvero “facilitante” e quindi liberante.
Francesco, che aveva avuto modo di conoscere don Tantardini, nella sua Prefazione sottolinea un altro risvolto utile di Chi prega si salva. “Il libretto”, scrive, “suggerisce come confessarsi bene”. Anche qui, non viene messa in campo nessuna complicazione: “Nel confessionale dobbiamo essere concreti nell’accusa dei peccati, senza reticenze, ma poi vediamo che è il Signore stesso che ci ‘tappa la bocca’, come a dirci: basta così… Gli basta vedere questo accenno di dolore, non vuole torturare la tua anima, la vuole abbracciare. Vuole la tua gioia”.
Infine, per un libretto così “utile” per la vita di ciascuno, ecco qualche informazione utile. Ce lo si può procurare andando sul sito dell’Associazione don Giacomo Tantardini. Sullo stesso sito si possono leggere anche i messaggi pieni di gratitudine di chi ha ricevuto questo “tesoro” inaspettato.