Non sono passate inosservate le rilevazioni statistiche sul numero di brevetti depositati da imprese lombarde in Europa nel comparto dell’energia. Nel 2017 – secondo dati ancora non definitivi – sono il 26% del totale italiano i brevetti depositati presso l’Epo (European Patent Office, l’ufficio brevetti della Ue). Il dato conferma la tendenza indicata l’anno precedente: il 28% del totale (allora alla pari con il Lazio, che però nel 2017 non ha mostrato di tenere il ritmo). L’output in termini di brevetti si accompagna alla forza del seeding imprenditoriale: sono oltre 250 le start-up lombarde legate al settore energetico.
Ricerca e sviluppo nelle fonti alternative e nelle tecnologie di storage segnalano una vivacità specifica di segmento industriale, ma non isolata, anzi: è conferma ulteriore di una tendenza generale. La Lombardia raggiunge in via aggregata la soglia del 30% nella generazione dei brevetti europei da parte dell’Italia: che nel 2017 ha preso forma in 4.300 richieste, il numero più alto nella Ue. La capacità propulsiva – come segnalano fonti Unioncamere e Assolombarda – spazia da meccanica e trasporti (il segmento più produttivo) all’area chimica e ambiente: quest’ultima particolarmente visibile nella provincia di Milano, laboratorio di metà degli euro-brevetti lombardi (a seguire Brescia, Bergamo, Monza e Brianza e Varese con una maggior propensione per la meccanica).
Il primato lombardo vale ancora il 30% se analizzato nelle dimensione temporale: cioè il peso sul totale nazionale delle 191mila registrazioni complessive (brevetti, marchi, diritti di proprietà intellettuale etc.) effettuate dal sistema imprenditoriale regionale. Il motore della R&D regionale ha dunque attraversato già a pieno regime gli anni di preparazione dell’Expo e ora si mostra all’altezza delle ricadute: lungo periodo nelle radici, lungo periodo nelle prospettive strategiche.
La vitalità del tessuto imprenditoriale ha rivelato resilienza negli anni della grande recessione: e ha reagito con forza agli stimoli della politica industriale nazionale (da ultimo “Impresa 4.0”) ma anche a quelli consolidati da almeno un ventennio della politica industriale regionale a supporto dell’impresa piccola e media. Il modello Lombardia sta in queste cifre costruite nel tempo: dando alle imprese manifatturiere tutto lo spazio che meritavano, studiando forme di fiscalità di vantaggio mirate, con costante apertura competitiva verso l’Unione europea.