Domenica 19 agosto si apre il 39° Meeting per l’amicizia fra i popoli (Meeting di Rimini). Il titolo di questa edizione riprende la risposta che don Luigi Giussani diede nel 1968 a uno studente universitario che lo invitava a unirsi alla contestazione per non perdere l’appuntamento con la storia. Giussani disse: “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. Una frase che può apparire presuntuosa o quantomeno provocatoria, soprattutto oggi, visto il senso di smarrimento e piccolezza che le persone vivono, spesso sopraffatte da eventi che percepiscono troppo più grandi di loro, in una confusione generale che rende così incerto il futuro.
Qual è il nesso tra il nostro piccolo “io” e i grandi eventi che determinano le vicende dell’umanità? Basta perseguire il proprio compimento, la propria felicità per cambiare le sorti personali e, addirittura, per cambiare la storia? Il rapporto tra destino dell’uomo è destino del mondo rimane un grande mistero. Sfugge continuamente e sta in fondo in impercettibili diversità che provocano però una differenza abissale. La stessa descritta in ambito cosmologico da Fabiola Giannotti, direttrice del Cern: “Le equazioni che descrivono le particelle elementari e le loro interazioni, così come le equazioni della relatività generale di Einstein, sono semplici ed eleganti e si basano su principi di simmetria. La cosa interessante però è che, in qualche modo, noi esistiamo grazie alla rottura di questa simmetria. Per esempio, semplificando: se materia e antimateria fossero rimaste in proporzioni identiche – come si suppone ai tempi del Big Bang – si sarebbero annichilite a vicenda e noi non ci saremmo. Nasciamo da questa imperfezione della bellezza. Per questo siamo qui”.
Anche la storia umana, come l’universo, non riesce a stare ferma in equilibrio, in simmetria: si muove continuamente, verso equilibri sempre nuovi, di scoperta in scoperta. E trova in ogni singolo “io” il motore del cambiamento. Dalla scoperta del fuoco, a quella dell’agricoltura e a tutte le soluzioni per ripararsi e difendersi, fino alla costruzione di una struttura sociale e politica sempre più sofisticata perché la vita sia più ordinata.
È questa anche la storia del lavoro dell’uomo, cioè dell’impegno per trasformare la realtà che gli esseri umani non hanno mai smesso di esprimere attraverso l’intelligenza e il sacrificio. Proprio questa dimensione essenziale all’identità delle persone è diventata oggi un’emergenza sociale ed economica (alla conoscenza del mondo del lavoro è dedicato per questo un intero padiglione del Meeting, la MeshArea).
Ciò che muove questa continua dinamica è qualcosa che gli uomini hanno dentro di loro: un desiderio indomabile di rendere migliore la propria condizione di vita a costo di qualunque pericolo, una forza che muove la storia e la rende nobile e bella, un’indomabile aspirazione a conoscere anche gli angoli più lontani dell’universo (al Meeting tra l’altro verranno degli astrofisici a parlare della ricerca di Nuovi mondi).
Ma questo stesso desiderio è fonte anche di qualcosa di profondamente diverso e negativo quando diventa bramosia senza limite e sete di potere. L’uomo non si accontenta mai, più ha e più vuole e, da quando è sulla Terra, uccide, muove guerre, ordisce inganni. Le forze che muovono la storia sono quindi anche quelle legate alla ricerca del potere come sopraffazione e violenza. Tante di queste domande di cambiamento, che sempre contengono spinte costruttive e distruttive, sono rimaste storicamente irrisolte. È possibile una convivenza in cui la pace, lo sviluppo della persona umana, la ricerca della giustizia umana e sociale prevalgano su questa violenza personale e collettiva? Sono le domande che il Meeting 2018 farà come sempre alla politica e anche la chiave con cui rileggerà la grande aspettativa di cambiamento all’origine del sommovimento del ’68 (al cinquantennale della contestazione è dedicata una mostra e alcuni incontri del Meeting).
Ma ci sono anche eventi che sembrano muovere la storia non solo sfuggendo completamente al controllo dell’uomo, ma anche rendendolo infelice. La sofferenza, soprattutto quella innocente, pone una domanda sul significato stesso dell’esistenza, domanda ben espressa dalla storia di Giobbe nella Bibbia (tema che sarà al centro del Meeting di quest’anno).
Eppure, anche di fronte a queste apparenti sconfitte, il cuore umano non si arrende. Gran parte delle raffigurazioni di molti graffiti preistorici, come per esempio quelli di 6000 anni fa della Val Camonica, non riguardano scene di caccia e agricoltura, ma gli astri del cielo visti come immagini divine. Paradossalmente la forza più profonda della storia in tutte le civiltà va al di là del bisogno immediato, ma è esigenza di una risposta a una domanda più indefinita, più profonda, più irriducibile, più misteriosa. Fino al dialogo con Dio nelle grandi religioni rappresentato anche nel Meeting 2018 dalla tradizionale riflessione sulla Bibbia di Joseph Weiler, dalla presenza del presidente della lega islamica, dalla riflessione sulla fede, vissuta come esperienza personale e in tanta gente in ogni parte del mondo, di cui papa Francesco è un grande testimone.
Perché il cuore è “urgente”, cantava Enzo Jannacci in “Giovanni telegrafista”, tanto urgente che qualunque ricchezza, potere, lussuria non gli possono bastare, come riscopriremo ne “La scarpina di raso” di Paul Claudel la cui rappresentazione aprirà la settimana riminese. La provocazione del Meeting 2018 è quindi che la storia è mossa più da questa percezione indicibile e apparentemente flebile piuttosto che dai grandi disegni per assicurarsi dominio, impero, ricchezza sconfinata che non lo potranno mai rendere felice. Non attraverso una formula filosofica, ma in tante vite “particolari” vissute intensamente nella quotidianità, come mostreranno al Meeting le tantissime testimonianze da ogni parte del mondo, da Paola Cigarini e Veronica Sufre in Sud America, a Rose Busingye in Africa o Silvio Cattarina in Italia.
Quello che muove la storia muove anche il desiderio dell’uomo. Nel costruire, nel progredire, nel conoscere, nel crescere. E nel rapportarsi con il mistero del mondo e con Dio.