Fin dalla preistoria gli esseri umani si sono avventurati in territori inesplorati alla ricerca di nuove possibilità di vita e di sviluppo, hanno saputo adattarsi ad ambienti diversi, talvolta pericolosi. Nel far questo, spesso si sono imbattuti in forme di vita (piante, animali) prima del tutto sconosciute. A volte si sono trovati davanti ad altri esseri umani, con tratti somatici diversi, di cui ignoravano l’esistenza. Ovunque sulla Terra l’uomo ha trovato nuova vita, e ha impiantato nuova vita.
Oggi il nostro pianeta è sostanzialmente esplorato in ogni sua parte. Nelle nostre mappe del globo terrestre non compaiono più regioni di “Terra Incognita”, come invece accadeva fino a quarant’anni fa. A salvarci dalla soffocante sensazione di aver esplorato tutto l’esplorabile, fortunatamente, nuovi immensi territori si profilano all’orizzonte. Lontano, fuori dalla Terra. Finiremo per trovare vita anche in qualcuno di quei mondi remoti? Stiamo parlando, innanzitutto, degli altri corpi del nostro Sistema Solare. Negli ultimi decenni le sonde interplanetarie ci hanno svelato mondi affascinanti, alcuni dei quali sono stati visitati direttamente (la Luna, Marte, Venere, Titano, e persino una cometa). Al momento, nonostante tutti gli sforzi messi in campo, nessuna traccia di vita è stata rivelata. Ma la ricerca continua.
Meno di un mese fa, il 25 luglio, la notizia della scoperta di un lago di acqua liquida nel sottosuolo di Marte, rivelato dallo strumento italiano Marsis, ha fatto il giro del mondo. La presenza di acqua è (forse) condizione necessaria ma (di sicuro) non sufficiente per la vita, e siamo ancora lontani dall’aver individuato anche il più piccolo microrganismo. Ma si tratta di un passo importantissimo. C’è molto di più. Alziamo lo sguardo oltre il Sistema Solare, verso la moltitudine delle stelle. Oggi sappiamo che, in media, ogni stella ha almeno un pianeta che le ruota attorno. Significa che, solo nella nostra Galassia, i pianeti sono centinaia di miliardi (da paragonare agli otto pianeti del Sistema Solare). Questi “pianeti extrasolari” sono mondi lontanissimi: anche i più vicini – almeno per ora – sono completamente al di fuori della portata delle nostre astronavi. Ma alcuni di essi potrebbero avere caratteristiche tali da ospitare vita. Sembrerebbe ovvio che, fra la sterminata moltitudine di quei mondi, la vita debba essere diffusa un po’ ovunque. Ma è una conclusione prematura.
Infatti ancora non comprendiamo il passaggio cruciale dal non-vivente al vivente, che dev’essere accaduto sul nostro pianeta circa 3.8 miliardi di anni fa. Questo al momento impedisce qualunque valutazione quantitativa sulla probabilità di presenza della vita su altri pianeti. L’esplorazione di queste nuove “terre incognite” – dal sottosuolo di Marte ai pianeti extrasolari – è oggetto di approfondimento continuo in questi giorni al Meeting di Rimini, nello spazio “Exoplanets” (a cura di Euresis e Ceur), e in una serie di incontri ad ampio respiro con alcuni dei principali protagonisti del settore, come Roberto Battiston, Enrico Flamini, Alessandro Morbidelli, Antonio Lazcano, Giuseppe Tanzella-Nitti.
Siamo soli nell’universo? Viviamo in un momento di straordinario progresso per iniziare a rispondere a questa antica questione. Ma bisogna riconoscere che ancora oggi sono più le domande che le risposte. E questo è bello! Sono domande grandi, che ci appassionano e forse ci inquietano. Ma la nostra ragione è apertura a una realtà che non abbiamo fatto noi. Per questo siamo liberi di ricercare, di tentare di comprendere ciò che sta oltre l’orizzonte del già-noto, senza paure o preconcetti. Torna alla mente un’osservazione che Papa Francesco recentemente ha rivolto a un gruppo di astrofisici, riuniti per un convegno scientifico Specola Vaticana: “È sempre importante [ ] iniziare ammettendo che c’è molto che non sappiamo”. D’altra parte, continuava il Papa, “proprio come non dobbiamo mai pensare di sapere tutto, allo stesso modo non dovremmo mai temere di provare a imparare di più”.