Perché i musulmani vengono al Meeting di Rimini? Che cosa cercano? Può avvenire un vero incontro con loro? Gli europei continuano a fuggire dal loro passato. I musulmani, invece, continuano a fuggire verso il loro passato. Quale presente potrà riunirli, allora?

Due guerre mondiali hanno lasciato nella coscienza europea una ferita profonda, la quale fa sì che qualsiasi tentativo di creare e definire un significato per la vita, l’essere umano, la società o la storia sia sentito come un’esclusione nei confronti di tutto ciò che resta al di fuori di tale definizione; esclusione – si pensa – che potrebbe minacciare il pluralismo e far ricadere nell’inferno della guerra e della distruzione. Così, sono cadute le grandi narrazioni: la religione, l’ideologia e infine la scienza. Lontano dalle grandi narrazioni, ognuno di noi ha creato la sua piccola narrazione che, tuttavia, non coinvolgendo nessun altro, nasce già morta. L’unica traccia che essa può lasciare dietro di sé sono alcuni “like” e alcuni emoticon. Ogni qualità umana è ormai oggettificata e trasformata in una quantità di “segni” che non consentono alla nostra piccola narrazione di trasformarsi in grande narrazione, lasciandola prigioniera di un modello ripetuto all’infinito.



Nel mondo islamico, invece, sono stati il colonialismo e la subordinazione politica, economica e culturale che l’ha sostituito a lasciare nella coscienza una ferita profonda, la quale fa sì che ogni tentativo di generare un significato per la vita, l’essere umano o la società sia visto come un rafforzamento della propria umiliazione culturale e una minaccia alla purezza delle proprie origini. Il ritorno alle origini, infatti, è divenuto l’unica opzione possibile per lavare l’onta causata dall’amare il colonialismo-carnefice e dal somigliargli. Così, “le origini” sono diventate la grande narrazione che ha ingoiato tutte le piccole narrazioni, impedendo loro di generare significato. Come si potrebbe, del resto, generare significato se tutto ciò che si fa è un’eterna ripetizione delle mitiche origini che stanno al di sopra della realtà e della storia?



La civiltà occidentale, oggi, somiglia a un uomo che sceglie di castrare se stesso, perché non vuole generare un figlio malvagio. La civiltà islamica, invece, sembra un uomo che uccide tutti i figli che non somigliano all’antenato che lui, tuttavia, non ha mai visto. Il mondo occidentale mente a se stesso dicendosi che non ha bisogno di figli e non gli importa del futuro. Il mondo islamico mente a se stesso pensando che somigliare a un antenato assente possa invertire la direzione del tempo. Il mondo occidentale mente agli altri, tentando di convincerli che i suoi nobili valori non hanno né radici né storia. Il mondo islamico mente agli altri, tentando di convincerli che i suoi nobili valori sono ancora in vita e non sono, invece, solo una maschera che nasconde la decadenza morale e la degenerazione umana.



Al di fuori dei calcoli di potere e degli interessi materiali, l’incontro fra questi due mondi sembra impossibile. Il Meeting di Rimini, però, sfida questa impossibilità. Al Meeting, la piccola narrazione è capace di far spazio agli altri, perché lì esiste una realtà che permette alla piccola narrazione di liberarsi da ogni forma chiusa e uscire dal regno dell’astratto. Questa piccola narrazione è l’esperienza umana della persona, mossa dal desiderio di felicità, verità e bellezza. È la testimonianza che – come afferma don Giussani – non è possibile senza un “tu”, senza un altro. 

Il Meeting di Rimini è testimonianza che suscita altre testimonianze. In lingua araba, significativamente, la parola testimonianza (shahada) deriva dal verbo shahida che indica la capacità di vedere oltre. Soltanto questo tipo di sguardo è in grado di generare significato. 

Tornando alla domanda iniziale: perché, dunque, sempre più musulmani vengono al Meeting di Rimini? Perché a Rimini essi realizzano l’impossibile: trovare uno spazio per se stessi nella narrazione umana. Di fronte alla testimonianza del Meeting, si risveglia in loro il desiderio di felicità. A Rimini, essi compiono il primo passo, nel mondo reale, verso l’ideale cui essi aspirano.